L'editoriale

Le famiglie che si parlano via Skype

Per una madre la carezza a un figlio è tutto. E’ qualcosa che non ha valore. Ma in molte famiglie abruzzesi, ormai, questo piccolo grande gesto è un lusso che non ci si può permettere. Perché le mamme stanno da una parte e i figli dall’altra, in capo al mondo. Sul “Centro” abbiamo raccontato una storia esemplare: una coppia di cinquantenni di Montesilvano che ha deciso di chiudere la pizzeria che gestivano da 24 anni per emigrare in Canada. La molla è la solita: la fuga da una crisi che ha già stroncato centinaia di attività, tra tasse in aumento e clientela in calo. Il fatto è che il figlio di mamma Rosanna e di papà Antonio a sua volta è dovuto emigrare in Francia, nonostante una brillante laurea in ingegneria.

I due emigranti non hanno paura di andarsene («fa molta più paura di restare qui», confida lei) e sono sicuro che a Toronto ritroveranno il successo che meritano. Così come il figlio, con la sua solida preparazione al Politecnico di Milano,diventerà un apprezzato ingegnere in quel di Francia. Sarà una delle tante famiglie che, invece di ritrovarsi attorno a una tavola la sera a cena e la mattina a colazione, sarà costretta a parlarsi via Skype, quel collegamento telefonico che consente di vedersi senza spendere praticamente nulla. Una grande invenzione, che attenua la lontananza, ma non potrà mai sostituire la forza di un abbraccio o della carezza di cui parlavo sopra.

Non so come, ma credo che l’Abruzzo non dovrebbe perdere i fili con tutte queste persone (di ogni età) che se ne stanno andando. Spesso sono i migliori, quelli che hanno più voglia di rimettersi in gioco, che non ci stanno più a grufolare nel pantano di casa nostra. «Gettiamo la spugna, con tanta tristezza nel cuore, prima di indebitarci come fanno tanti furbetti che smettono di pagare le bollette e i fornitori», hanno spiegato alla nostra giornalista. Ecco, se qui rimangono solo i furbetti, quelli che hanno gli anticorpi per restare a galla in un mare lurido, allora sì che va proprio male. Speriamo di no.

Buona domenica.

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