Le intercettazioni: «Mi bruceranno negozio e casa Io di questi ho solo paura»

«Dove cazzo mi hai fatto andare a mettere...Io di questi ho paura. Non mi faranno lavorare, mi bruceranno il negozio...Qualcosa mi faranno, ho paura pure della casa»

CHIETI. «Dove cazzo mi hai fatto andare a mettere...Io di questi ho paura. Non mi faranno lavorare, mi bruceranno il negozio...Qualcosa mi faranno, ho paura pure della casa. A quella le hanno bruciato il negozio solo perché gli ha fregato 500 euro. A me cosa mi faranno, che non pagherò. Io non ne ho di soldi, ho messo da parte mille euro». È uno dei passaggi più significativi contenuti nell’ordinanza con la quale la Dda dell’Aquila ha disposto il carcere per dieci persone e gli arresti domiciliari per altre nove, nell0’ambito dell’operazione “Design”, che ha scardinato un’organizzazione criminale di stampo ’ndranghetista radicata in provincia di Chieti. A parlare è una donna che si sfoga con il figlio, debitore nei confronti del sodalizio criminale. E le paure della donna, purtroppo, non sono campate in aria. Come i carabinieri, di lì a breve, saranno in grado accertare, il bar della donna viene effettivamente dato alle fiamme. I componenti del clan, come emerge dalle attività di indagine, sono in grado di controllare minuziosamente il territorio, tanto da riuscire persino ad evitare i controlli delle forze dell’ordine. «Io sto in mano a Cristo», dice un’altra delle vittime di usura, «non trovo via di uscita. Prendetevi il camion, che ne so. Prendetevi la motocicletta, ci sarà rimasto duemila euro...quanto ci sarà rimasto da darvi? »

È il 2 ottobre del 2013 quando G.G. riesce miracolosamente a scampare all’agguato mortale che due uomini gli tendono. G.G. è in macchina a Ortona, quando vengono esplosi contro di lui dei colpi di arma da fuoco. L’uomo, in seguito, racconterà ai carabinieri di essere stato bersaglio dei malviventi a causa di un debito del cognato, per una partita di droga non pagata. I proiettili, come stabilirà in seguito la perizia balistica, sono stati sparati da una Beretta 948 semiautomatica.

E poi c’è il discorso della droga. «Mi ha portato un assaggino piccolino...», dice uno degli indagati a un complice, che gli chiede se almeno era buona. «Sì, però non l’ho sentita bene», risponde, «perché già stavo fatto di quell’altra...però era buona. Quella la devo provare da lucido come ti fa...la prima profumata, capito»? Molti episodi di cessione di discreti quantitativi di cocaina, anche un chilo alla volta, avvengono all’interno di un maneggio, del quale i membri del sodalizio hanno disponibilità. «Dai, lascia perdere quella bustina», si sente in un’intercettazione ambientale, «oggi la faccio provare e ti faccio sapere. Mi servono dieci, quindici, venti, se capita il fatto grosso cinquanta». Nonostante l’enorme giro di soldi, però, qualcuno non paga multe e bolli dell’auto, fino a quando arriva la cartella di Equitalia. I carabinieri intercettano una conversazione: «Ciao, come stai ? Ascoltami, sono in un mare di guai, La macchina è sotto sequestro dal 2014 per bolli e multe non pagate. I carabinieri non mi rilasciano la macchina perché c’è un sequestro di Equitalia». (a.bag.)

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