Le piste ciclabili impossibili si pedala tra i rifiuti e le macchine

Ciclisti ostaggio del degrado: staccionate spaccate e crepe sull’asfalto, nessuno taglia l’erba alta Sul lungofiume vandali e tossicodipendenti. Sulla riviera e in via D’Annunzio i pericoli del traffico

PESCARA. Benvenuti sulle piste ciclabili impossibili. Tra i rifiuti, l’erba alta più di un metro e le incursioni delle macchine. Con l’estate che avanza cresce la voglia di andare in bicicletta ma, dalla rete di piste ciclabili di Pescara, arrivano quasi soltanto cartoline del degrado.

Foto del degrado. Sulla carta, Pescara ha tra 25 e 30 chilometri di piste ciclabili, ma questi percorsi protetti come stanno? Le foto, pubblicate in queste pagine e sul nostro sito Internet www.ilcentro.it, parlano da sole: all’altezza di piazza Pierangeli, la pista ciclabile del lungofiume con le crepe sull’asfalto e la staccionata di legno che cade a pezzi è ricoperta di erba alta e i ciclisti devono farsi largo tra le sterpaglie; lungo la golena sud, proprio accanto all’arco della fortezza di Ostia Aterni sono tornati gli accampamenti abusivi con materassi e rifiuti in mezzo alla strada; sulla riviera e lungo via D’Annunzio, i ciclisti devono stare attenti alle auto. E la Strada parco? Ciclisti sfrattati di sabato e domenica per trovare i parcheggi per il mare.

Tra rifiuti e siringhe. Il paradosso pescarese è che la pista ciclabile che sta peggio di tutte è la più nuova: dal ponte delle Libertà, quello che tutti chiamano ponte Capacchietti, parte un percorso che incrocia la natura e si allunga fino alla Fater, la stessa impresa dei pannolini che ha regalato la pista ciclabile alla città, ma che nessuno cura. L’ingresso, con un grosso blocco di cemento che dovrebbe fermare il viavai di auto, è stato spostato: perché? Per scaricare i rifiuti senza ostacoli: in questo tratto, con l’asfalto ancora immacolato e la segnaletica bianca, ci sono i sacchi pieni di calcinacci, materiale bruciato, un congelatore nell’erba alta, una panchina distrutta. Messa così, questa pista ciclabile, che a tratti si restringe per l’erba troppo alta, non può essere usata da nessuno. Gli unici che l’hanno adottata, come dimostra una siringa infilzata nei rovi, sono i tossicodipendenti.

Parco fluviale? La pista ciclabile del parco fluviale è l’emblema di un’opera che non riesce ad attecchire tra immondizia, lampioni e panchine distrutti e tossicodipendenti in fila. Poi, c’è la casa in legno al centro di un parco giochi realizzata dalla Provincia per ridare vita alla zona ma finita nel mirino dei vandali che l’hanno incendiata. Ora, se quel parco non è morto il merito è dell’associazione Amici della Bici che organizza manifestazioni per bambini. È stata proprio l’associazione a ridare decoro alla casa bruciata ma il grande intervento della Provincia è mancato.

Lavori in centro. Nel centro della città, sotto al Comune, sono in corso i lavori per completare uno scampolo di pista ciclabile: quando saranno finiti, i ciclisti che passeranno su una rampa alta 80 centimetri e dovranno procedere stretti tra due barriere di ferro. Per mesi in strada sono rimasti blocchi di plastica e la soluzione rampa rialzata dalla strada è quella presa dalla Provincia per abbattere il rischio di incidenti tra ciclisti e macchine. Ma ora la strada sembra più stretta.

Opera incompiuta. Se ci si mette che Pescara custodisce anche una pista ciclabile fantasma – a Fosso Grande esiste davvero ma nessuno può entrarci causa troppo degrado – il quadro non è affatto edificante.

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