Liquami nel fiume, torna l'allarme

Rivolo di melma alla foce del Saline, fuoriesce da un impianto per rifiuti

MONTESILVANO. Oggi è il giorno del parco fluviale: sedicimila metri quadrati di verde circondati, però, da altri 65 mila potenzialmente inquinati. A trecento metri dai cancelli del parco della Libertà, anche il fiume Saline continua a scaricare i liquami in mare.

La foce del fiume Saline resta uno sversamento incontrollato che finisce nel mare all'ombra dei Grandi alberghi. Una cloaca che, anche se ignorata, continua a inquinare l'ambiente.  Dall'impianto del consorzio di bonifica interprovinciale, un caseggiato in mattoni al termine del parcheggio interscambio accanto al Palacongressi, fuoriesce un liquido melmoso che percorre una decina di metri e si disperde nel mare. Succede a trecento metri dal parco fluviale che oggi viene aperto.

A cento metri dal punto di congiunzione tra il ruscello di fogna e il Saline, ci sono i pescatori seduti sugli scogli.  Al centro della chiazza di liquido, dal colore scuro con venature bianche e un velo di alghe verdastre, c'è un pesce morto: in apparenza è una carpa, circondata dalle mosche. Se la morte del pesce non è legata alle condizioni di sporcizia della foce del fiume, appare il segnale che il degrado ambientale della zona ha raggiunto un limite incontrollato. 

Il liquido, dall'odore insopportabile, fuoriesce da tre grossi tubi neri collegati all'impianto del consorzio, scorre su una passerella di cemento e finisce in mare. Se la situazione è precaria con condizioni meteo normali, precipita quando sulla città si abbatte un acquazzone come è accaduto ieri: il rivolo d'acqua si ingrossa e trasporta i liquami in mare. «Quando piove, al normale ciclo si mischia l'acqua piovana che provoca un super lavoro dell'impianto», denuncia l'associazione Club Giamel, «l'aria diventa irrespirabile.

Questo gravoso problema non può passare in secondo piano inaugurando il parco fluviale», dice Gianni Scaburri, presidente dell'associazione.  L'impianto del consorzio di bonifica si aggiunge al sito Sin (Sito di interesse nazionale) e cioè l'area contaminata da agenti inquinanti, dai solventi alla diossina. Il progetto completo del parco fluviale, risalente al 2004, si estende su oltre sette ettari di terreno compresi i sedicimila metri quadrati che aprono oggi: 65 mila metri quadrati sono compresi nell'area Sin. 

Sul tratto di 150 metri dalla sponda del Saline sono vietati interventi: lo prevede il ministero dell'Ambiente che, dal 2003, lancia l'allarme sulla pericolosità dell'inquinamento. L'area Sin va dalla foce del Saline a Cappelle sul Tavo: il Saline, come ribadito sui verbali delle riunioni alla Regione Abruzzo, è considerato «la discarica lineare più lunga d'Italia» con dieci chilometri di rifiuti sottoterra. Il ministero dell'Ambiente chiede l'attenzione da sette anni: il piano di caratterizzazioni, per capire cosa c'è a un passo dal fiume, non è partito.

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