Pescara

Maggitti processa i 4 vigili urbani per le Iene

Multa tolta al questore: il comandante fa scattare i procedimenti disciplinari dopo le interviste in tv dei colleghi, che ora rischiano la sospensione

PESCARA. Rischiano la sospensione dal lavoro i quattro vigili urbani intervistati dalle Iene lo scorso novembre in merito alla multa per divieto di sosta al questore, multa annullata e misteriosamente sparita anche dal registro rimozioni dopo la restituzione dell’auto, a tempo di record e senza versare un euro, al questore Paolo Passamonti che aveva lasciato la Mercedes in via Galilei. Una vicenda per cui la Procura ha richiesto l’archiviazione, finita nel nulla nonostante esposti e interrogazioni dei 5 Stelle, ma evidentemente ancora aperta per il comandante Carlo Maggitti soprattutto dopo le contraddizioni in cui è caduto davanti alle telecamere di Italia Uno, più volte sbugiardato dai suoi sottoposti intervistati a loro volta nello stesso servizio della iena Matteo Viviani.

Come una Corte d’Appello. E così, a quasi due mesi dalle interviste rilasciate dai quattro vigili urbani più o meno direttamente finiti nella vicenda, il comandante gli comunica l’avvio di un procedimento disciplinare nei loro confronti. Formalmente in maniera piuttosto irrituale, a cominciare dalle motivazioni: nel documento non si fa riferimento alla storia della multa e alla relativa intervista alle Iene e a nessun episodio in particolare.

Ma la coincidenza che i destinatari siano i soli quattro vigili protagonisti di quel filmato lascia intuire che la vicenda sia proprio quella, come confermerebbe l’antefatto alla notifica. E cioè che il 5 gennaio, come in una sorta di camera di consiglio, in otto proprio come in Corte d’Assise, il comandante, insieme con tre maggiori, tre agenti e un maresciallo, avvia una sorta di processo al secondo piano del comando di via del Circuito. Lì, nella sala De Cecco, davanti al video con la puntata registrata delle Iene, i convocati analizzano passo passo le dichiarazioni dei quattro colleghi, a caccia di eventuali violazioni al regolamento della Polizia municipale. Violazioni che sarebbero state annotate nel dettaglio su fogli protocollo da utilizzare poi per motivare l’avvio della procedura, notificata ai quattro il dieci gennaio.

Violato il segreto d’ufficio.Per loro, non una contestazione dettagliata, ma una, generica, uguale per tutti: «Violazioni plurime e reiterate alle norme di disciplina e agli obblighi di comportamento dell’agente di polizia municipale-dipendente comunale, anche ai sensi e agli effetti dell’articolo 40 del regolamento del Corpo». L’articolo, cioè, relativo al segreto d’ufficio e alla riservatezza, secondo cui, tra le altre cose, «il personale della polizia municipale è tenuto alla più rigorosa osservanza del segreto d’ufficio, e non può fornire a chi non ne abbia diritto anche se si tratta di atti non segreti, notizie relative ai servizi d’istituto, a pratiche nonchè a provvedimenti e operazioni di qualsiasi natura».

Ma chi sono i quattro?

E soprattutto, quale segreto avrebbero rilevato durante quelle interviste? Il primo è Claudio Di Sabatino, il vigile che materialmente elevare il verbale da 82 euro, chiama il carrattrezzi e fa rimuovere l’auto di Passamonti e di altri cittadini che quell’8 dicembre del 2011 avevano parcheggiato in divieto di sosta in via Galilei. Alle Iene Di Sabatino (nel frattempo spostato dal servizio carrattrezzi alla vigilanza davanti alle scuole), racconta il suo spavento quando, sul registro delle auto rimosse dal carrattrezzi, un anno dopo vede cancellate le caselle relative alla fattura per la rimozione della Mercedes del questore e vede anche che quell’auto risulta restituita a suo nome.

Il secondo è Donato Antonicelli (attualmente in aspettativa) a cui Di Sabatino racconta allarmato quello che ha scoperto e che a sua volta, come riferisce lui stesso, dice al collega che la vicenda non è normale, consigliandogli di andare a verificare che fine abbia fatto quel verbale.

Il terzo è Angelo Volpe, l’unico finora finito sotto processo per rivelazione di segreto d’ufficio in merito alla vicenda che finora gli ha fatto perdere dopo 13 anni il servizio in moto per ritrovarsi invece a rilevare incidenti. Contattato dai due colleghi, come racconta alle Iene lo stesso Volpe, dopo aver verificato che sull’archivio informatico il verbale del questore era sparito, il vigile si mette in contatto con l’ ex comandante Ernesto Grippo il quale gli consiglia di presentare denuncia.

Il quarto è Sergio Petrongolo. Sono soprattutto le sue dichiarazioni a contraddire in maniera vistosa quanto affermato più volte da Maggitti davanti alle telecamere, in relazione alla repentina riconsegna dell’auto al questore. Mentre Maggitti ripete «l’ufficiale che ha accompagnato il questore ha deciso di ridargli la macchina, non l’ho potuto dire io perchè non conoscevo le carte», Petrongolo, l’ufficiale in servizio in quell’occasione, ripete senza battere ciglio: «Il comandante mi ha chiamato, mi ha detto portalo al comando, ridagli la macchina che poi domattina penso a tutto io».

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