«Mai più prof di Arcilesbiche a scuola»

Bufera al Marconi. Rappresentante dei genitori contesta docenti gay a lezione. Il preside: «Rispettate le norme dello Stato»

PESC ARA. Marconi, liceo gender? A qualcuno l'idea non piace. Scatena aspre polemiche tra i genitori la decisione del polo liceale Umanistico, Scientifico, Sociale e Linguistico di via Marino da Caramanico, diretto dal preside Florideo Matricciano, di organizzare una giornata di formazione, il 6 marzo scorso, su un "Progetto contro la discriminazione, il bullismo e il cyberbullismo", che si sarebbe trasformato, secondo Carola Profeta, rappresentante del consiglio d'istituto che parla «anche a nome dell'Age», associazione Genitori, in una «lezione sulle differenze di genere, ispirate al modulo gender, condotta da una insegnante e una psicologa, entrambe referenti per la formazione e i progetti nelle scuole per conto di Arcilesbica nazionale». Considerato che la promozione dell'educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere è citata nella legge sulla Buona Scuola, la lezione, riservata a una novantina di studenti di due terze, C e D di Scienze Umane, e una quarta del Linguistico, sarebbe avvenuta , secondo Profeta, «senza fornire precedentemente, adeguata informazione agli studenti, molti dei quali minorenni, e ai loro genitori che, nonostante avessero firmato, anche se non tutti, il consenso alla partecipazione dei figli alla lezione, non erano a conoscenza della specificità dei temi trattati e non sapevano che i relatori fossero dell'Arcilesbica». In sostanza, ad alcuni genitori, non va giù che a scuola si parli di «teorie o moduli gender» che possano destabilizzare l'identità sessuale degli studenti ancora adolescenti. Profeta, che ha inviato una lettera per chiedere «accertamenti sull'accaduto» all'ufficio scolastico regionale e provinciale, al Consiglio regionale e al ministero della Giustizia, spiega «che i genitori con un concetto tradizionale della famiglia non vogliono che a scuola o durante le lezioni curriculari di Scienze Umane, com’è accaduto, si parli con molta naturalezza di cambiamenti di sesso. Perché, questo è stato detto esplicitamente agli studenti: se volete, potete cambiare sesso in qualunque momento. Un indottrinamento che non ha nessun rispetto per quei giovani che vogliono conservare la bellezza della propria natura sessuale. Non è sbagliato il concetto che ha ispirato questo corso» chiarisce Profeta, che è anche referente provinciale del dipartimento tutela delle vittime della violenza di Fratelli d'Italia -An, «ma l'educazione sessuale spetta alle famiglie».

Vero è che, spesso, sono le stesse famiglie a demandare alle scuole l'educazione dei figli. Ma in questo caso, secondo Profeta, la misura è colma perché «non si può dire, a ragazzi di quell'età, che magari vengono da famiglie con solidi principi tradizionali, che possono amare più persone contemporaneamente e per lo più dell'altro sesso. È fuorviante e destabilizzante».

La rappresentante d'istituto, che ha chiesto alla scuola un accesso agli atti, si dice molto preccupata per la situazione che si è creata a scuola dopo questo progetto didattico. Non c'è censura o discriminazione nelle mie parole», riprende Profeta, «chiedo solo che vengano rispettati tutti i credi personali e anche religiosi».

Interpellato sulla infuocata questione, il preside Matricciano, che con l'organizzazione dell'iniziativa ha risposto all'avviso pubblico Miur-Dpo del 25 novembre 2014, si limita a una dichiarazione dai toni pacati e diplomatici: «Le nostre risposte avvengono all'interno delle istituzioni e siamo soliti rispettare tutte le norme dello Stato. Non consentiamo alcuna strumentalizzazione a nessuno. Se la signora mi chiede un accesso agli atti, rispondo nei termini previsti dalle norme e con i tempi che l'amministrazione sancisce».

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