Malati terminali, reparto chiuso

Terapia del dolore, spesi 901 mila euro ma l'hospice resta inaccessibile

PESCARA. I lavori, finiti il 30 ottobre 2008, sono costati 901 mila euro. Nelle undici stanze del reparto per malati terminali ci sono i letti con le lenzuola, le poltrone per i familiari, i televisori attaccati alle pareti. Ma la porta del reparto resta chiusa: manca il personale. Si chiama hospice Bouganville il reparto del centro di Terapia del dolore che non riesce ad aprire. La storia di questo reparto è un'odissea che si ripercuote sui malati: un polo d'eccellenza costretto a rimanere chiuso perché, a causa del blocco delle assunzioni, la Asl di Pescara non riesce a trovare altri 12 infermieri e due medici da destinare al centro di Terapia del dolore.

«Vietato entrare», recita il cartello affisso sulla porta, «ingresso riservato agli operatori sanitari dell'unità operativa». Terapia del dolore, reparto diretto da Cristina Rebuzzi, è un polo d'eccellenza costretto a funzionare a scartamento ridotto per l'assenza del personale: in servizio ci sono due medici, una caposala e due infermieri. In cinque per quattromila visite all'anno. Terapia del dolore offre prestazioni sanitarie ambulatoriali in sei stanze da tre letti divise da un corridoio con le foto storiche di Pescara in bianco e nero: una lotta continua contro il dolore che si ferma davanti al muro eretto dalla burocrazia.

La beffa è che il reparto convive con una parte chiusa, ottenuta dalla ristrutturazione di Dialisi 2: un'ala del piano terra e le stanze al primo livello. Dal 30 ottobre 2008, queste undici stanze sono pronte per curare i malati terminali ma sono chiuse: i lavori sono costati 901 mila euro ma la porta in vetro con la fotografia di un cesto di orchidee non si apre.

Da questa porta chiusa si accede al primo tratto dell'hospice Bouganville: un corridoio con le mattonelle grigie che dà sulle stanze. Le camere sono miniappartamenti arredati con bagno, letto per il paziente con le lenzuola e il cuscino, comodino e armadio, poltrona letto per un familiare e televisore attaccato al muro. Uno dei locali, pensato per le mamme, è dotato anche di un lettino da bambino per permettere alle donne ospiti di avere accanto i propri figli.

Al primo piano c'è anche un locale con cucina: un luogo dove l'ospedale mostra il volto di una casa. La beffa per gli utenti è doppia: d'inverno è necessario accendere i termosifoni anche nell'area chiusa per evitare il deterioramento dei muri. Uno spreco di soldi pubblici davanti ai pazienti. Nell'area chiusa, ci sono tre ambulatori: all'interno di un locale è parcheggiato anche un carrello con disinfettanti, guanti in lattice e materiale sanitario.

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