Marineria in corteo: servono 2 milioni

Protesta congiunta di pescatori e balneari ieri alla convention di Confindustria. Il ministro Catania: faremo il possibile

PESCARA. Circa due milioni di euro per il sostegno economico alle attività della pesca danneggiate dal mancato dragaggio del porto di Pescara, lo slittamento delle incombenze fiscali e bancarie connesse alle attuali diseconomie e la volontà di governo e politica a votare domani l’emendamento per l’approvazione della norma transitoria che farebbe slittare di almeno trenta anni la messa all’asta delle concessioni balneari, come previsto dalla direttiva europea Bolkstein. Queste le richieste portate ieri pomeriggio alla sesta convention regionale di Confindustria, alla quale hanno partecipano il ministro dell’Agricoltura Mario Catania il parlamentare Gianni Letta del Pdl e il sottosegretario Lorenzo Cesa dell’Udc, da una delegazione di settanta tra pescatori e balneatori, sostenuti nelle loro richieste anche dalla Regione Abruzzo presente all’incontro con il presidente Gianni Chiodi e l’assessore Mauro Febbo. Partito alle 15 dal molo sud, il corteo ha raggiunto il porto turistico e appena fuori dal padiglione di proprietà della Confcommercio (che ospitava la convention, ndr è iniziata la protesta per una situazione ritenuta ormai insostenibile: «Vergognatevi, ci sono duecento famiglie sul lastrico, siamo sequestrati nel nostro porto, venite fuori», le frasi rivolte alle autorità presenti alla convention, nessuna delle quali è però uscita. All’arrivo del ministro Catania, Riccardo Padovano, segretario della Sib-Confcommercio e Mimmo Grosso, in rappresentanza dei pescatori, gli hanno consegnato una lettera contenente una serie di richieste. Tra queste: il recupero delle forti perdite che patiranno gli armatori con il procrastinarsi del fermo della pesca anche nel mese di dicembre, ritenuto quello di maggior utile per le aziende, e probabilmente dei mesi di gennaio e febbraio, assicurare alle maestranze imbarcate un dignitoso sostegno alla perdita causata dall’inoperosità e garantire, almeno per un anno, il blocco della fiscalità. In altre parole chiedono circa due milioni di euro di ammortizzatore sociale sotto forma di sostegno economico che ricomprenda anche gli ingenti danni cagionati alle imbarcazioni. Un altro milione di euro sarebbe recuperabile con lo slittamento delle incombenze fiscali e bancarie o con la concessione di un sostegno economico. Il ministro ha accettato la lettera con le richieste di pescatori e balneari assicurando che riferirà al governo e ai ministri interessati. Ha anche garantito che farà il possibile per la richiesta del fermo biologico. Ha glissato invece alle istanze dei balneatori, affermando che non si tratta di una sua competenza specifica. Nello specifico la delegazione dei proprietari degli stabilimenti regionali chiedono al governo l’approvazione della norma transitoria che farebbe slittare, sull’esempio di quanto già accaduto in Spagna, Portogallo e Croazia, di trenta anni la messa all’asta delle concessioni balneari presenti sul demanio marittimo. «Inoltre», sostiene Padovano, «ricordo a Chiodi che quattro anni fa disse che avrebbe migliorato il piano demaniale marittimo, ma ad oggi non è stato ancora fatto nulla». «Fino ad oggi», ricorda Grosso, «i pescatori si sono sempre comportati in maniera civile e le istituzioni si sono rese disponibili, ma la situazione attuale non è certo dipesa dalla nostra volontà. Lo sblocco dell’iter del dragaggio è ormai un dato di fatto, ma se non accolgono le nostre richieste finisce male». Disponibile si è mostrato il ministro Catania: «Conosco la situazione del porto, una città come Pescara deve avere certezze, non possono bastare le speranze. Per il fermo biologico c’è disponibilità e facciamo ciò che è possibile con la Regione, ma per essere deciso deve avere base scientifica». Nel frattempo oggi i balneari abruzzesi saranno a Bologna per il primo di una serie di presidi decisi dalle associazioni di categoria per difendere gli stabilimenti balneari.

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