Mascia al pm: ho agito per il bene del Comune

Pescara Città dello sport, la difesa del sindaco indagato per abuso. E la procura richiama Testa

PESCARA. Un illecito amministrativo, tutt'al più, senza quell'elemento soggettivo, cioè il dolo, che avrebbe fatto scivolare l'operato del sindaco nell'alveo penale. Perché, ha spiegato Luigi Albore Mascia al pm, l'unica finalità era il bene dell'Ente, cioè il Comune stesso, e la consulenza da 35.998 euro affidata a Barbara Briolini era tesa solo a centrare l'obiettivo di ottenere il titolo di Città europea dello sport.

In mezz'ora di confronto con il sostituto procuratore Anna Rita Mantini titolare del fascicolo, il sindaco Mascia, assistito dall'avvocato Vincenzo Di Girolamo, ha provato a smontare quell'accusa di abuso d'ufficio che per la prima volta in tre anni di amministrazione lo ha calamitato sul registro degli indagati.

INTERROGATORIO BIS.
Un'inchiesta che consumerà la prossima tappa lunedì 11 giugno, quando davanti al magistrato sederà il presidente della Provincia (ente facente parte del comitato promotore di Pescara 2012 insieme a Coni e Camera di commercio) Guerino Testa, che nel primo interrogatorio non è stato in grado di rispondere alle domande perché non in possesso della documentazione necessaria, défaillance alla quale il politico Pdl ha ovviato in questi giorni. Testa sarà sentito come persona informata sui fatti e dunque come testimone nell'unica inchiesta, delle quattro che coinvolgono il Comune, che conta un indagato: il primo cittadino, appunto.

LA GARA D'APPALTO.
Mascia, nel corso dell'interrogatorio, ha risposto alle domande e per ora non depositerà memorie scritte, a meno di cambiamenti di linea alla luce del battage scatenato dalla notizia. La consulenza affidata a Barbara Briolini e finita sotto la lente della squadra mobile diretta da Pierfrancesco Muriana risale al 2010 - anno in cui è stato sottoscritto il contratto - quando cioè il decreto legislativo fissava a 20 mila euro la soglia per procedere a un affidamento diretto.
La stessa norma, a luglio del 2011, ha innalzato quel tetto a 40 mila. «Sarebbe stato obbligatorio esperire la gara», spiega l'avvocato Di Girolamo, «qualora si fosse trattato di una fornitura di beni e servizi, ma non era questo il caso perché si trattava di un incarico di tipo professionale».

L'INCARICO.
Alla Briolini era stato affidato un incarico di supporto al comitato della durata di 5 mesi, da agosto a dicembre 2010. La professionista aveva già collaborato con la giunta D'Alfonso in occasione dei Giochi del Mediterraneo 2009. Rivolgersi a lei, ha spiegato Mascia nel corso dell'interrogatorio, è sembrata la mossa più opportuna per mettere su quel dossier necessario per formulare l'istanza per il conferimento del titolo di Pescara Città europea dello sport.

LA DIFESA.
«L'unica finalità dell'agire di Mascia è stato il bene dell'Ente», sintetizza Di Girolamo, «quello che non c'è assolutamente è il dolo specifico perché nessun danno è stato arrecato e nessun vantaggio patrimoniale è stato procurato, tantomeno alla Briolini che né prima né dopo quel conferimento diretto a progetto ha ottenuto altri incarichi».
Insomma - è la tesi di Mascia - la Briolini, per la sua esperienza, avendo collaborato con varie aziende tra cui la Aces, la commissione incaricata di verificare lo stato degli impianti sportivi a Pescara, era la persona più competente per catturare l'obiettivo in tempi ristretti, prendendo contatti, illustrando lo stato di salute degli impianti sportivi cittadini e di fatto certificando il salto di qualità delle strutture pescaresi.

CODICE DEGLI APPALTI.
Dunque, per la difesa, non c'è stata alcuna violazione del cosiddetto codice degli appalti pubblici, la legge 163 del 2006, perché la mancanza dell'elemento soggettivo toglie linfa all'accusa di abuso, non essendoci stata la volontà di arrecare un vantaggio alla professionista, già utilizzata dalla precedente giunta nell'ambito dei Giochi 2009 per le proprie competenze, riconosciute al punto da essere richiamata da Mascia solo per quell'incarico di breve durata.

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