Mascia e Testa verso le dimissioni

Sfuma l’accordo sul sindaco, entrambi si preparano alle regionali. E nel centrosinistra duello tra i candidati alle primarie

PESCARA. Il presidente della Provincia Guerino Testa si dimette e lo stesso dovrebbe fare il sindaco Luigi Albore Mascia. Ieri sera i più stretti collaboratori del primo cittadino davano per scontata questa scelta. Si dimetteranno sicuramente entro domani, cioè l’ultimo giorno utile stabilito dalla legge per potersi poi candidare alle elezioni regionali come consiglieri. Ma questa decisione sarebbe per entrambi una sorta di escamotage per evitare di rimanere senza incarichi per i prossimi cinque anni, nel caso in cui dovesse fallire il tentativo di candidarsi a sindaco di Pescara. Tutti e due continuano a puntare sulla guida della città, nessuno vuole rinunciarci. «La corsa a sindaco rappresenta per me una priorità», ha avvertito Mascia. Ma l’accordo all’interno della maggioranza non si trova su chi dovrà correre per il posto di primo cittadino. Anche la riunione di ieri della coalizione, convocata dal coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano, si è rivelata un buco nell’acqua. «È stata solo una riunione interlocutoria», ha ammesso la coordinatrice del Nuovo centrodestra, la senatrice Federica Chiavaroli, «ci rivedremo lunedì prossimo, alle 14, ma il luogo dell’incontro non è stato ancora deciso». Si dice che gli esponenti della maggioranza usciranno dalla riunione solo dopo aver trovato il candidato giusto.

In compenso, una svolta c’è stata. Per la prima volta un presidente della Provincia e un sindaco si dimetteranno nello stesso giorno per potersi poi candidare. Più facile la scelta di Testa, che comunque lascerà un ente destinato ad essere soppresso. Più difficile, invece, la decisione di Mascia che rinuncia a guidare la città negli ultimi quattro mesi di consiliatura, con decine di opere pubbliche ancora da realizzare. Per questo, la scelta del sindaco uscente non troverebbe d’accordo il capogruppo regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri. Ma sia Testa che Mascia hanno una ciambella di salvataggio. Entrambi hanno 20 giorni di tempo dalla firma delle dimissioni per poterle revocare e tornare, quindi, a guidare le due amministrazioni. Ed è questa norma di legge, peraltro molto discutibile, che ha convinto i due sfidanti a fare il passo estremo delle dimissioni. La corsa a sindaco, infatti, non prevede l’obbligo di dimettersi 120 giorni prima dalla data delle elezioni.

Così Mascia potrebbe fare dietrofront, se tutta la coalizione dovesse finalmente dargli il via libera per il suo secondo mandato. Ma questo ok non è arrivato neanche ieri sera. I partiti della coalizione continuano ad essere profondamente divisi. Forza Italia è pronto a ricandidare Mascia, ma solo se il nome del sindaco uscente sarà in grado di ricompattare la coalizione. Il Nuovo centrodestra punta invece su Testa. Pescara futura dice sì a Mascia, ma, nel caso dovesse saltare il sindaco uscente, sarebbe pronta a presentarsi alle primarie con Berardino Fiorilli candidato. Simile la posizione di Fratelli d’Italia favorevole a Mascia. «Ma se dovessimo andare alle primarie ci presenteremo con un nostro candidato», ha avvertito il capogruppo Armando Foschi. Di altro avviso l’Udc-Ppe di Vincenzo Dogali, contrario sia alla ricandidatura di Mascia, sia alle primarie. Insomma, un tutti contro tutti e a questo punto a decidere potrebbe essere Roma. Testa è ancora in attesa di incontrare i vertici del Nuovo centrodestra Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello.

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