Mascia si inguaia da sé e rischia il siluramento

La manovra per far cadere l’amministrazione si era arenata ma ora una dichiarazione incauta spinge due consiglieri al passo decisivo

di Andrea Bene

PESCARA

. Acerbo e Di Nisio non hanno ancora firmato le loro dimissioni per far cadere in anticipo Mascia. Manca solo la loro firma, ma ieri sera il consigliere indipendente Fausto Di Nisio ha rivelato a sorpresa che sottoscriverà il documento dal notaio Massimo D’Ambrosio lunedì prossimo. Una decisione improvvisa, maturata in serata dopo aver visto le dichiarazioni del sindaco, che ha parlato di una nuova maggioranza in consiglio comunale, con il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo e Di Nisio, pronti, a suo dire, a dargli una mano. «Non voglio essere la stampella di nessuno», ha commentato Di Nisio. Anche Acerbo, in serata, non ha escluso che firmerà in seguito. Quindi, già lunedì si potrebbe arrivare al numero minimo di 21 firme per farlo cadere. E c’è ancora chi teme che le elezioni possano slittare di un anno con le dimissioni.

Giovedì sera, quando i consiglieri si sono presentati nello studio del notaio per sottoscrivere le dimissioni in blocco, le firme raccolte per le dimissioni erano 17, cioè 4 in meno delle 21 necessarie (la metà del consiglio comunale) per poter mandare a casa il sindaco. Ieri pomeriggio, si sono aggiunte quelle dei consiglieri della Lista Teodoro Massimiliano Pignoli e Daniela Arcieri Mastromattei. Secondo alcune voci, avrebbe firmato anche il presidente del consiglio comunale Roberto De Camillis, ma l’interessato ha smentito la notizia. «Io non firmo nulla», ha detto. Il numero complessivo delle firme, quindi, si è fermato per ora a 19, o forse 20 con quella di De Camillis: una o due in meno rispetto al numero minimo richiesto. Quella di De Camillis, però, avrebbe dovuto essere al ventiduesima, in realtà. Per adesso, ci sono due firme mancanti, appunto, quelle di Acerbo e Di Nisio che, tra l’altro, avevano già sottoscritto due precedenti petizioni del Pd con l’impegno di rassegnare successivamente le dimissioni per far decadere la giunta. Nel primo documento c’erano le firme di tutti i consiglieri di opposizione; nel secondo, si sono aggiunte anche quelle degli esponenti dell’Udc Vincenzo Dogali, Licio Di Biase e Vincenzo Di Noi.

Il dietrofront di Acerbo e Di Nisio è sembrata una ciambella di salvataggio per Mascia, che si è visto tradire anche dall’Udc. «Non sottoscrivo la decadenza del sindaco», ha fatto presente in mattinata Di Nisio, «perché non voglio che si dia la sensazione di una pugnalata alle spalle». Il consigliere indipendente ha comunque ribadito il suo giudizio negativo sull’amministrazione, definita «inadeguata» e sulla giunta, «che non ha più la maggioranza».

Acerbo ha invece posto l’accento sulle cose ancora da fare «nell’interesse della città, su cui ci deve essere unanime orientamento». Il primo risultato, in proposito, lo ha raggiunto ieri con l’approvazione in consiglio della delibera per la Salvaguardia del patrimonio storico e architettonico della città. «Ci tenevo ad approvare questa delibera», ha spiegato, «potevano aspettare a firmare le dimissioni e ad invitare la stampa a questa iniziativa dal notaio, avremmo dovuto discuterne prima». Secondo Acerbo, comunque, dietro questa vicenda ci sarebbe lo zampino di Luciano D’Alfonso. «Ma non riesco ad immaginare per quale motivo», ha rivelato.

Fatto sta che l’atteggiamento assunto da Acerbo e Di Nisio ha fatto arrabbiare gli altri esponenti dell’opposizione. Primo fra tutti l’organizzatore delle dimissioni in blocco, il vice capogruppo del Pd Enzo Del Vecchio. «Acerbo», ha osservato, «ha detto che avrebbe firmato subito dopo l’approvazione in consiglio della delibera sulla salvaguardia del patrimonio storico della città. Ma così non è stato. Di Nisio, invece, si è giustificato dicendo che l’iniziativa è stata organizzata male, ma è il contenuto che conta. Mi sembra una scusa di una persona che, tra l’altro, ha sempre criticato duramente questa amministrazione».

«Mi prendo comunque la responsabilità, non di aver fatto fare non una brutta figura, perché la brutta figura non c’è stata, di non aver saputo comunicare ad alcune persone l’importanza dell’iniziativa. Questa amministrazione può ancora produrre danni pazzeschi. Le firme sono depositate dal notaio e chi vuole può aggiungere la propria. Ci sono cinque giorni di tempo».

«La maggioranza uscita dalle urne», ha ammesso l’assessore Marcello Antonelli, «oggi indiscutibilmente non è più maggioranza, perché alcuni consiglieri sono passati dall’altra parte». Il riferimento è ai consiglieri dell’Udc che hanno firmato le dimissioni per far decadere il sindaco. Durissima la dichiarazione rilasciata dal presidente provinciale dell’Udc Andrea Colalongo: «Le dimissioni di alcuni consiglieri Udc risultano avanzate a titolo personale, in quanto mai avallate dal partito. Della vicenda sono stati già interessati gli organi nazionali».

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