Melania Rea e le altre I nove femminicidi 

Dal delitto di Parolisi a oggi: la lunga scia di sangue in Abruzzo

PESCARA. Era il 18 aprile del 2011. La morte di Melania Rea, nel bosco di Ripe di Civitella, mentre era fuori casa con il marito e la figlia, lasciò senza parole l’Italia intera. Non solo una tragedia ma anche un giallo. Fittissimo. Con il passare del tempo sono arrivate delle risposte ai mille interrogativi sulla morte della giovane mamma e per quell’atroce delitto è stato condannato a venti anni il marito, l’ex caporal maggiore Salvatore Parolisi, che all’epoca aveva una relazione extraconiugale.
È stato il primo dei femminicidi che hanno segnato l’Abruzzo. Da allora fino a due giorni fa, quando Ester Pasqualoni è stata uccisa davanti all’ospedale di Sant’Omero, sempre nel Teramano, sono state tante, troppe, le donne che hanno perso la vita per mano di uomini che all’improvviso si sono rivelati dei mostri, in grado di uccidere senza alcuna pietà.
Il caso più recente è quello di Letizia Primiterra e Laura Pezzella, di 47 e 33 anni, le due amiche uccise ad aprile dal marito della prima, Francesco Marfisi, a Ortona. Voleva tornare con la moglie, il loro rapporto era in crisi, e invece l’ha uccisa a coltellate, così come ha fatto con l’amica di lei. Monia Di Domenico, una psicologa 45enne di Pescara, invece, è stata brutalmente uccisa a Francavilla nel mese di gennaio. Giovanni Iacone, 48 anni, un cuoco disoccupato, viveva nell’appartamento della donna ma non aveva pagato affitti e bollette. E quando lei ha chiesto di avere quegli 800 euro che le spettavano, lui l'ha colpita con una pietra alla testa e poi le ha tagliato la gola.
Andando appena un po’ indietro nel tempo in questa sorta di libro degli orrori la cronaca racconta della morte di Lucia Zafenza, 74 anni: è stata avvelenata la mattina di Natale 2016 dal figlio Sandro Buoiocchi, 51 anni. L’assassino ha somministrato 15 punture di eparina alla madre malata e poi ha lasciato l'appartamento sul lungomare Colombo, a Pescara, perché voleva uccidersi, ma è stato fermato in tempo, al porto, dicono gli investigatori che hanno ricostruito a posteriori l’accaduto.
All’inizio di dicembre, sempre a Pescara, una commessa 26enne, Jennifer Sterlecchini, è stata accoltellata a morte dal fidanzato Davide Troilo, ascensorista. Il delitto è avvenuto in via Acquatorbida, mentre la giovane stava lasciando per sempre l’appartamento condiviso con il suo ex, avendo concluso il trasloco. Stava per tornare a casa della madre, che l’attendeva in strada. Ma Jennifer non ha mai percorso quella scalinata.
Era già stato denunciato dai familiari per le molestie in casa l’uomo che nel 2013 ha ucciso moglie e figlia. Veli Selmanaj ha freddato Fatime, di 45 anni, e una delle sue figlie, Senade, 21enne, usando un revolver detenuto illegalmente. L’uomo, che aveva problemi di alcolismo, le ha uccise all'uscita di un discount di Pescina. Ha agito davanti ad un supermercato, a gennaio 2013, anche Burhan Kapplani, imprenditore albanese allora 51enne, che ha sparato alla ex moglie, Orietha Boshi, e al suo nuovo compagno, Sheptim Hana, di 36 e 39 anni. Il duplice delitto è avvenuto nel Nucleo industriale di Bazzano, alla periferia Est dell’Aquila. Ha usato l’alcol, invece, Damiano Verna, ex carabiniere di Castellana di Pianella, che a gennaio 2013 ha dato fuoco alla la donna con cui aveva avuto una relazione, Liliana Angelini, 65 anni. Lo ha fatto in ascensore, armato di coltello, e quel gesto è costato la vita ad entrambi. È morta prima lei, poi lui, che era diventato uno stalker nei confronti della ex. E non le ha dato scampo.
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