Menopausa, 2 anni di attesa per una visita

Lista piena al Centro della Asl: sette operatori curano seimila donne, addio prevenzione

PESCARA. Un appuntamento tra due anni non ha senso, in nessun ambito. E diventa un ostacolo alla salute e alla consapevolezza del diritto al benessere fisico se viene dato per un controllo medico. Ma così accade al Centro menopausa dell'ospedale di Pescara.

Qui lavora un manipolo di medici (3, volontari), infermieri (2) e ostetrici (1) guidati da Carmelina Santilli, ginecologa, fondatrice e anima di questo servizio pubblico diventato, in 16 anni, indispensabile per un numero crescente di donne, tanto che oggi dunque, ottenere un appuntamento in uno dei 4 giorni di visita dell'ambulatorio nella palazzina rossa di via Paolini è quasi una utopia: significa sentirsi rispondere che - se non si presenta una sintomatologia particolare su cui al telefono l'operatrice indaga con gentile e accurata fermezza (il solo sospetto di neoplasie accorcia drasticamente i tempi di attesa) - la prima disponibilità è «tra ottobre e novembre 2013». Esatto: 2013, tra 2 anni e più. Il personale a disposizione del Centro, che ha in cura circa 6mila donne, non è sufficiente ad affrontare la richiesta, una richiesta che lo stesso Centro ha contribuito a creare in anni di capillare lavoro di informazione e formazione per le donne sul territorio.

Complice ovviamente una mutazione globale, e in essere, della coscienza femminile sui temi della salute, della prevenzione, della maternità, della sessualità, le cambiate concezioni sulle possibili aspettative di vita. La diagnostica precoce ha allungato la vita, così hanno fatto la prevenzione medica e il miglioramento generale dello stile di vita. Tutto questo è anche frutto dell'opera della medicina sul territorio.

Il Centro menopausa era ancora solo una idea che frullava per la testa della dottoressa Santilli mentre lavorava al reparto Ginecologia e Ostetricia dello Spirito Santo, quando, era il 1995, fu organizzato un incontro pubblico sulla menopausa al cinema Massimo: ci si aspettava il solito drappello sparuto di sessantottine ormai dell'età giusta, invece arrivarono veramente in tante, «donne di ogni tipo ed estrazione sociale e culturale», ricorda Santilli, «era evidente che c'era una urgenza di informazione sul tema e una larga necessità di risposte adeguate da parte del servizio sanitario pubblico».

E pochi mesi dopo, era l'ottobre del '96, aprì l'Ambulatorio per la menopausa al vecchio ospedale, costola di Ginecologia, ufficializzato poi nel novembre e diventato nel tempo prima Struttura semplice e ora tecnicamente Struttura dipartimentale, insomma un centro di eccellenza. I cui operatori, volontari e non ma sempre lo stesso numero, hanno intensificato intanto l'organizzazione di incontri pubblici sul tema: dall'iniziale trentina, le partecipanti sono diventate 100, 150, fino alle 600-700 riunite lo scorso 18 ottobre, Giornata mondiale della menopausa, giornata in cui da anni il Centro organizza convegni, stand informativi e ambulatori nelle piazze, portando la strumentazione per fare parte di quegli esami cui sottopone di prassi, cioè visita, prelievi, colloquio anamnestico, pap test, ecografie, mammografia, Moc e altro ancora, per poi seguire la paziente, con corsie preferenziali, nel rapporto con tutti gli specialisti di cui la diagnosi richiede l'intervento.

«Le donne sono intelligenti» osserva Santilli, «sempre più spesso mi sento fare da loro domande che rivelano una cultura specifica cresciuta, la ricerca del benessere e sempre più forte nel mondo femminile». I due anni il lista d'attesa sono una conferma anche di questo.
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