il fiume inquinato

Montesilvano, allarmi ignorati da 13 anni: ora i rifiuti finiscono nel Saline

Dal 2003 il ministero avvisò il Comune e chiese più volte la bonifica del sito di Villa Carmine, ma nessuno intervenne

MONTESILVANO. Sono passati 13 anni, un mese e 5 giorni dalla prima volta in cui il ministero dell’Ambiente chiese al Comune di Montesilvano di smetterla di ignorare l’ex discarica di Villa Carmine e di bonificare quella bomba ecologica a picco sul fiume Saline. Ma il sequestro dell’ex discarica di due giorni fa, scattato in un’indagine della capitaneria di porto sull’inquinamento di fiumi e mare, testimonia che troppo poco è stato fatto per disinnescare quella minaccia ambientale rappresentata da 300 mila metri cubi di rifiuti scaricati sulla nuda terra, senza lo straccio di una impermeabilizzazione. Nonostante gli allarmi rimbalzati negli anni e le 5 amministrazioni che si sono alternate al governo di Montesilvano dal 2003 a oggi, dall’ex discarica fuoriesce ancora percolato – forse per un incidente – che finisce nel Saline e di conseguenza nel mare, proprio sotto i Grandi alberghi. E già chiamarla ex discarica sembra quasi un complimento visto che, all’inizio degli anni Settanta, quell’impianto nacque per caso come «sversatoio abusivo e improvvisato di rifiuti».

Solo promesse. Più di 13 anni di niente dalla prima richiesta di intervento e, adesso, la politica si accusa e in coro si grida «l’avevo detto». Finora, di fronte ai mancati interventi, si sono salvati tutti quelli che non hanno fatto niente e l’unico indagato, come atto dovuto, è il commissario Domenico Orlando, uno che ha lavorato con le poche disponibilità concesse dalla Regione, al quale sono contestati in concorso i reati di inquinamento ambientale, danneggiamento, getto pericoloso di cose e mancata bonifica. L’ex discarica, grande quanto un campo di calcio (16.326 metri quadrati) e alta 27 metri come un palazzo di 9 piani che sovrasta l’A14, è ancora lì e le previsioni del ministero dell’Ambiente si sono avverate: durante le conferenze dei servizi, gli esperti avvertirono il Comune che se non si fosse intervenuti subito il danno si sarebbe moltiplicato e la responsabilità sarebbe ricaduta proprio sul Comune. E i dati, dal 2005, sono allarmanti: l’Arta scoprì, a valle dell’ex discarica, la presenza di percolato, aumento di solfati, notevole aumento di cromo, nichel e sostanze organiche. A monte, invece, fu trovato anche inquinamento da piombo e cloroformio tanto che il risultato del test biologico, per l’Arta, fu «discretamente tossico». Un altro avvertimento del ministero al Comune risale al 18 marzo 2008: «Si ribadisce che eventuali ritardi nell’adozione delle misure di messa in sicurezza d’emergenza, nella fase di caratterizzazione e di bonifica possono contribuire all’aggravamento della situazione di contaminazione delle matrici ambientali di suolo, acque superficiali e sotterranee con conseguente aggravamento delle responsabilità del Comune per l’eventuale danno ambientale che si dovesse accertare».

Sempre più grave. Invece, adesso, la situazione è ancora più grave perché l’ex discarica, a causa delle esondazioni del fiume e della rottura degli argini, è sempre più a ridosso del Saline: c’è un punto in cui i rifiuti costituiscono l’argine del fiume. E che tipo di rifiuti? Nessuno può dirlo: negli anni del funzionamento dell’ex discarica, il Comune non usò mai un registro di scarico dei rifiuti. Una parte di quello che l’ex discarica contiene affiora dal terreno: plastica, lattine, pneumatici.

Copertura. L’unico risultato che le amministrazioni sono riuscite a conquistare è stato coprire l’ex discarica con teli di plastica: per quanto tempo ci è voluto – i lavori sono cominciati con l’amministrazione Cordoma, sono proseguiti con Di Mattia e Maragno –, sembra quasi una grande opera ma è solo un rimedio per evitare che l’acqua piovana si infiltri tra i rifiuti e provochi altre fuoriuscite di percolato.

Rifiuti sottoterra. Ma il Saline, definito la discarica lineare più lunga d’Italia perché lungo gli argini sono seppelliti rifiuti fino a 5 metri di profondità, resta un fiume di veleni che aspetta una bonifica solo annunciata: nel 2008, su 72 campionamenti, l’Arta trovò per 40 volte rifiuti sottoterra.

Scarichi abusivi? Il sequestro dell’ex discarica potrebbe essere il primo passo dell’indagine della capitaneria, guidata dal comandante Enrico Moretti, che avrebbe già individuato diversi scarichi abusivi a monte del depuratore: se fosse davvero così, potrebbero esserci altri sequestri.

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