Montesilvano, morto in ascensore: l'indagata ammette: "L'ho spinto io, ma per respingere le avances" / Foto

Il caso del pensionato trovato morto: la 33enne interrogata scoppia in lacrime davanti al giudice proclamandosi innocente, però resta in carcere

PESCARA. «L’ho spinto per difendermi, sono innocente». Ha ricostruito in aula quello che sarebbe accaduto tra lei e Donato Pangiarella, il pensionato trovato morto in ascensore, è scoppiata in lacrime di fronte al giudice per le indagini preliminari Maria Michela Di Fine ma la sua difesa non ha convinto il gip che ha accolto le richieste del pm Giampiero Di Florio: Happy Ayegbeni, 33 anni, ambulante nigeriana, resta in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale, per la morte del 74enne anni trovato senza vita nel palazzo di via Cerrano a Montesilvano. La donna, assistita dall’avvocato Alba Ronca, è stata interrogata per un’ora e mezza confermando quello che aveva detto ai carabinieri del Nucleo investigativo guidati da Eugenio Stangarone: spiegando di aver incontrato per caso Pangiarella in un supermercato e che lui si sarebbe offerto di portarle le casse d’acqua. Una volta in casa, secondo quello che ha raccontato la 33enne, l’uomo avrebbe cercato di avere un rapporto con lei che, per difesa, l’avrebbe spinto. Una versione che, però, non è stata accolta dal gip che ha convalidato il fermo ed emesso l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio preterintenzionale con le aggravanti di essere clandestina – il permesso di soggiorno era scaduto a giugno ma c’era già una richiesta di rinnovo – e di aver spinto un uomo di più di 70 anni. Ayegbeni, quindi, è stata riportata nel carcere di Teramo.

L’incontro tra i due ripreso dalle telecamere. Le indagini sulla morte di Pangiarella continuano e, anche in seguito all’interrogatorio di un altro nigeriano che vive con la donna, si stanno arricchendo e farebbero propendere l’accusa non su un incontro occasionale tra i due ma su una conoscenza. Gli inquirenti hanno acquisito il filmato registrato dalle telecamere del supermercato dove la donna e Pangiarella si sono incontrati. La donna aveva detto che l’incontro era stato casuale ma dai movimenti registrati dalle telecamere sembrerebbe che ci fosse stato un appuntamento. Prima i due si sono visti fuori al supermercato e, poi, la donna sarebbe entrata sola a comprare l’acqua. Una volta uscita, avrebbe posato una cassa d’acqua vicino la macchina dell’uomo che l’aspettava, poi avrebbe rimesso il carrello a posto e quindi sarebbe entrata nell’auto, una Nissan Micra poi sequestrata, e i due sarebbero andati da lei, in via Cerrano 9.

L’inquilino: l’ho aiutata a portare il corpo in ascensore. Secondo il racconto dell’ambulante, Pangiarella avrebbe quindi provato ad avere un rapporto con lei che, per difendersi, l’avrebbe rifiutato spingendolo. L’uomo, sempre secondo la ricostruzione della 33enne, avrebbe sbattuto la testa perdendo sangue ma si sarebbe rialzato e, da solo, sarebbe andato in ascensore dove è stato trovato morto. Diversa, invece, la versione dell’inquilino, sempre nigeriano, della 33enne che agli inquirenti avrebbe detto di aver visto i due entrare in casa. A quel punto, l’uomo sarebbe andato nella sua stanza per uscire richiamato dai lamenti della connazionale. Una volta fuori, avrebbe visto il corpo di Pangiarella e avrebbe aiutato la donna a metterlo nell’ascensore. E’ in particolare su questo che i Ris stanno lavorando e i carabinieri hanno già trovato tracce di sangue sulla vasca da bagno dove l’uomo avrebbe sbattuto la testa.

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Il pensionato ha sbattuto la testa sulla vasca da bagno. Inoltre, i militari hanno anche acquisito i vestiti indossati quel giorno dalla donna che si sarebbe cambiata – secondo le ipotesi – in un secondo momento. Sono state le contraddizioni nel ricostruzione fatta dalle 33enne a spingere quindi il gip ad accogliere la versione del pm e a lasciare in carcere la donna.

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