Muratori e magazzinieri, i nuovi poveri dormono alla stazione

Sono italiani e hanno un lavoro, ma non una casa occupano tunnel e anfratti insieme agli altri senzatetto

PESCARA. Hanno un lavoro, un reddito. Ma non hanno una casa. E così vanno a dormire in stazione, insieme ai clochard, ai piccoli delinquenti senza un tetto, a quella gente che vive senza un indirizzo e si ferma dove può, quando può. Sono i nuovi poveri gli ultimi ospiti della stazione centrale, dormitorio non autorizzato ma comunque in qualche modo tollerato con un occhio alla sicurezza dei passeggeri e l'altro alla solidarietà verso i più ultimi degli ultimi. A patto, però, che stiano alle regole non scritte. Cioè arrivare tardi la sera, andare via presto la mattina e non lasciare niente in giro. Pena, trovare le proprie cose nel bidone della spazzatura.

Adesso a nascondere le coperte sotto le scale, in mezzo ai cespugli o dentro le cassette degli estintori ci sono anche loro, «i poveri ricchi», come li chiama il comandante della polizia ferroviaria Davide Zaccone che con i suoi uomini cerca di autare come si può l'umanità varia che bazzica in stazione, in media una ventina di persone tra fisse e di passaggio, a patto che si comportino correttamente.

«C'è un muratore, un uomo italiano, che va regolarmente a lavorare ma di notte viene a dormire qui», racconta, «ce n'è un altro, sempre italiano, che fa il magazziniere. C'è tutta una nuova società che non sopporta più le spese per vivere. Persone che anche se hanno un reddito magari non riescono a comprare da mangiare e insieme a pagare anche un affitto. A volte hanno problemi con le famiglie, e allora vengono qui. La mattina si alzano presto, si lavano, si cambiano e vanno al lavoro. Insieme a loro ci sono anche quelli che decidono di vivere così, oppure i disperati. Qui dentro c'è un'umanità che nessuno vuole. Spesso gli diamo da mangiare, gli offriamo un caffè. E in quei momenti sono le persone più felici del mondo».

Ha una doppia vita la stazione di Pescara. Chi ci passa di giorno può anche non accorgersene, proprio perchè delle regole ci sono. E non rendersi conto che proprio lì, in fondo all'atrio, qualcuno ci ha fatto casa. E ha cercato di nascondere le due coperte che ha sotto la scala, sperando di ritrovarle il giorno dopo.

Poi, certo, ci sono anche i dormitori veri e propri che ogni giorno nascono nei mille anfratti della centrale, una struttura immensa piena di tunnel, passaggi, scale e stanzette, e per ciò difficile da controllare anche se con l'arrivo dei militari, in servizio dal 5 agosto in stazione, il personale a disposizione per la sorveglianza è aumentato.

«Quando hanno freddo», dice Zaccone, «rompono le porte, si infilano dove possono. Il bisogno gli fa mettere da parte gli scrupoli. Se troviamo abitazioni di fortuna le sgomberiamo. Ma due giorni dopo le stesse persone si accampano da un'altra parte. E si ricomincia da capo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA