«Niente affitto perché non sei del Triveneto nè lombarda » 

Studentessa di Pescara denuncia la discriminazione subìta a Trento: «Questo è razzismo, una sconfitta»

PESCARA. Discriminata perché abruzzese. Marta, una pescarese che studia Giurisprudenza a Trento, cerca casa in Trentino e si sente rispondere che per lei non c’è posto. Perché il proprietario di un appartamento accetta «solo ragazze dal Triveneto e dalla Lombardia». Niente pescaresi, quindi. Anche se, ha aggiunto il proprietario dell’alloggio, dietro questa scelta non c’è «niente di personale». L’episodio è stato raccontato da “l’Universitario”, il giornale per gli studenti di Trento, e ieri è stato ripreso dai giornali nazionali.
“L’Universitario” ha raccolto il racconto e il commento di Marta che conversato con l’uomo tramite messaggi. «Salve», scrive la pescarese. «Sono interessata alla stanza singola. È possibile fissare un appuntamento per visitare la casa?». Questa la risposta: «Assolutamente sì, ma prima gradirei capire di dove sei e che facoltà faresti. Quale anno di studi? Grazie». Marta chiarisce: «Sono una studentessa della facoltà di Giurisprudenza. Sto per concludere il terzo anno, a settembre inizierò il quarto. Vengo da Pescara». Trenta minuti dopo il diniego. «Scusa tanto», scrive il proprietario, «ma sto cercando ragazze del Triveneto e dalla Lombardia. Niente di personale». Marta prova a chiedere «la ragione» di questa scelta. E le viene chiarito solo questo: «Puramente una mia esigenza personale. Ripeto, niente di personale». E poi, di fronte all’insistenza di Marta che esige spiegazioni, la conversazione viene chiusa così: «Scusa ma non ho tempo da perdere. Ciao».
Marta (il cognome non viene reso noto) si dice «svilita, arrabbiata, dispiaciuta» perché «l’unica spiegazione» che riesce a darsi è legata al «razzismo». Ecco perché ha invitato “l’Universitario” a diffondere la vicenda. «Non è giusto minimizzare», ha detto la studentessa, «non è giusto sdrammatizzare né chiudere gli occhi. Bisogna chiamare le cose con il loro nome. E le uniche parole che possano dirsi per questa situazione sono pregiudizio e discriminazione. Nel 2018, in una città come Trento, che ho scelto come sede dei miei studi e della mia formazione, vivere episodi come questo è davvero una sconfitta».

Dalla parte di Marta si è schierata l’Unione degli universitari di Trento, esprimendo «solidarietà» a lei e «a tutti gli studenti fuori-sede che si trovano in situazioni di questo tipo. Vivere una tale discriminazione in una città che vanta avanguardia e benessere, con un ateneo che accoglie ragazzi da tutti Italia e non solo, è sconcertante e deve essere denunciato a gran voce». (f.bu.)
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