«No ai palazzi all'ex Cofa»

L'assessore Antonelli: «Stop alle costruzioni sul mare»

PESCARA. No ai palazzi vista mare all'ex Cofa. L'assessore all'Urbanistica Marcello Antonelli definisce «improponibile» il progetto di una Pescara 2 con complessi residenziali sui ruderi dell'ex mercato ortofrutticolo. «A Francavilla», avverte Antonelli, «ci sono già sufficienti case costruite sulla spiaggia, a Pescara non sarà così».  Con questa frase, Antonelli gela la platea di imprenditori che si contende l'ultimo gioiello di Pescara, incastonato tra il ponte del Mare e il porto turistico. È l'ex Cofa, una distesa di 23 mila metri quadrati di proprietà della Regione Abruzzo scivolata nel degrado tra capannoni che cadono a pezzi e tetti di amianto che si sbriciolano. 

La Camera di commercio vuole acquistare l'ex Cofa per 10 milioni 240 mila euro. La proposta del presidente Daniele Becci prevede un polo fieristico, un albergo ed edifici residenziali. È sulla possibilità di costruire palazzi con vista sul mare che comincia lo scontro.  Secondo l'imprenditore Gilberto Ferri il futuro dell'ex Cofa è una Pescara 2 con fiera, albergo e palazzi. Un'idea che, promossa dalla Camera di commercio, incontra il no dell'architetto Andrea Mammarella, docente di Composizione all'università D'Annunzio, che denuncia il rischio di «bruciare i mobili di famiglia» concedendo la possibilità di costruire appartamenti su appartamenti davanti al mare.

Riccardo Padovano, presidente dei balneatori del Sib-Confcommercio, propone un acquario mentre l'Idv lancia l'idea di un parco pubblico all'ex Cofa.  Il problema della riqualificazione dell'ex Cofa è la quantità di soldi necessaria per cambiare faccia a un'area ignorata da quasi dieci anni. Secondo Mammarella, l'utilizzo di risorse dei privati è indispensabile. Lo pensa anche l'assessore all'Urbanistica: «Pianificare senza tenere conto dei privati è un errore. Quando si propone di fare qualcosa», osserva Antonelli, «bisogna anche dire chi la fa e con quali risorse finanziarie. Il Comune, a mio giudizio, può e deve limitarsi a una pianificazione urbanistica che permetta ai soggetti interessati di intervenire». 

La pianificazione è affidata a uno strumento urbanistico, il piano particolareggiato numero 2 (Pp2). Il Pp2 è composto di tre parti: il subambito A comprende le aree della golena, il subambito B riguarda l'area degli ex serbatoi in via Doria, nel subambito C c'è anche l'ex Cofa. «Solo nel subambito B c'è la possibilità di interventi edilizi», assicura Antonelli. Sono quattro le imprese proprietarie dei terreni nella zona di via Doria: Immobiliare Mediterranea, Lamante, Di Properzio e Toto. Secondo Antonelli, «l'attuale amministrazione sta già lavorando sulla progettualità, ponendo anche la possibilità di procedere attraverso provvedimenti stralcio e piani attuativi.

L'idea di procedere velocemente non ci dispiace». Per la zona B è previsto un indice di realizzazione di 0,35 metri cubi per un metro quadro.  «Per il subambito C», spiega Antonelli, «in cui, a parte una piccola frazione di proprietà comunale, una fetta demaniale - dove si sta realizzando la caserma della guardia di finanza - e l'ex Cofa, tutte le altre aree sono di proprietà privata. Il Comune non ha la capacità economica per fare espropri o porre dei vincoli. Occorre intervenire anche con il coinvolgimento dei privati». 

L'idea del Comune per la zona dell'ex Cofa è abbattere le barriere tra il lungomare Matteotti e il porto turistico sfruttando il collegamento del ponte del Mare: «Il Pp2», dice Antonelli, «deve rappresentare la grande occasione per aprire la città rispetto al porto turistico che oggi è nascosto. Obiettivo del Pp2 sarà dunque quello di recuperare un ingresso adeguato e visibile a chi arriva da nord o da sud.

È chiaro che la discussione sul futuro dell'ex Cofa e del Pp2 non ha una facile soluzione: dobbiamo creare lo strumento che riunisca i soggetti interessati, ossia i privati e la proprietà dell'ex Cofa, sperando nel coinvolgimento della Camera di commercio. Proprio il senso di responsabilità derivante dal ruolo di amministratore impone che quando si annunciano le opere da realizzare, si devono indicare anche le risorse con cui effettuare i lavori.

A questo punto, tutelando e salvaguardando la presenza di associazioni che gravitano nell'area interessata dal Pp2 e che oggi, per esempio, si occupano di attività in mare, cercheremo di avviare un confronto per il futuro dell'ex Cofa».

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