«Noi non rinunceremo alla nuova filanda»

Il comitato avverte il sindaco e la giunta: il progetto per ricostruire l’ex opificio deve andare avanti

PESCARA. «Invitiamo il consiglio comunale a dare continuità a questo nostro impegno per ricostruire la filanda assunto in accordo con l’amministrazione». Con queste parole, ieri, il comitato Filanda per Pescara, che raggruppa 23 associazioni cittadine, ha lanciato un avvertimento al consiglio comunale riunito per l’approvazione del bilancio. Il comitato è sceso in campo a seguito del documento inviato, nei giorni scorsi, dai partiti del centrodestra in cui sono indicate le richieste per arrivare ad un accordo sul bilancio. Tra i vari punti, c’è anche la richiesta di bloccare la proposta che prevede la ricostruzione dell’ex filanda Giammaria, in via Monte Bolza, consentendo al proprietario dell’area, il costruttore Raffaele Di Giovanni, di realizzare un palazzo, previsto inizialmente dove era l’ex opificio, in una porzione del parco pubblico di via Pasolini, accanto alle Naiadi. Un progetto che i residenti della zona della riviera nord contestano duramente.

Ma il comitato Filanda per Pescara non intende rinunciare alla ricostruzione dell’ex opificio dove verrebbe ospitato un museo dei lavori femminili. Ricostruzione che verrebbe resa possibile grazie a 1,3 milioni di euro stanziati dalla Regione.

«Grazie ad un’interlocuzione con associazioni, Comune e costruttore, che accetta di incontrarsi e avrebbe potuto non farlo avendo già in tasca il diritto ad edificare», spiegano gli esponenti del comitato, «la Regione si fa portatrice di un invito a salvare quell’area e investirvi fondi per un uso culturale pubblico che, da riunioni specifiche, è stata individuato con un focus di documentazione e memoria della storia della filanda e del contributo del lavoro femminile». «Inoltre», prosegue il comitato, «l’impegno a recuperare il casino di caccia, con la possibilità di insediarvi una casa delle donne in una zona verde a ridosso delle aree ospedaliere. Dunque, un nucleo di una nuova società in formazione per meglio dar rilievo al ruolo fondamentale delle donne, del loro pensiero e della loro pratica interculturale per una società multiculturale».

La scelta dove far costruire al privato spetta al Comune. «Ascolteremo la proposta del Comune», conclude il comitato, «augurandoci soluzioni che non scontentino nessuno. Ma la nostra lotta è indirizzata a creare aree sociali e culturali da tutti vivibili».

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