Non si può cedere alla fretta

La storia ha inizio in un tranquillo gennaio aquilano, intorno al 2005, quando la parola "terremoto" si riferiva a cose che potevano accadere in Giappone, in Cile, o a Los Angeles. Certamente non a L'Aquila.All'esterno c'è l'Inverno Aquilano, i pinguini, e qualche ubriaco in t-shirt che, avvalendosi del miracoloso dono della vasocostrizione, fornitogli dall'alcool che abbonda allegramente nel suo sistema circolatorio, non sente affatto nessuno degli stimoli esterni che stanno sollecitando il suo corpo. Lo scoprirà il mattino dopo. All'interno due ragazzi e due ragazze, in pieno rispetto delle pari opportunità, finiti lì perché essere fagocitati dal divano di casa non ci sembrava un finale adatto alla giornata. Arriva il momento delle ordinazioni, ed il cameriere ci dice "se volete mi sono rimaste poche bottiglie di un ottimo vino rosso locale, si chiama Antàres, lo fa Cantina San Lorenzo, in provincia di Teramo a Castilenti". Metà della compagine seduta al tavolo è atriana, perciò, in onore ad Hatria e ad Interamnia, accettiamo di buon grado il vino. Un breve brindisi alle varie ed eventuali ed i calici iniziano a riempirsi. Il gusto corposo fa venire alla mente frotte di vendemmiatrici lungo i filari, e sapienti anziani attenti a che ogni passaggio segua le regole ed i ritmi di madre natura, tramandati nel tempo dai padri dei loro padri. Sfortunatamente, sognando e pensando, dopo un'ora ci ritroviamo con la bottiglia vuota, i bicchieri che piangono e nessuna intenzione di andare via. Sono motivazioni ampiamente sufficienti per ripartire con una seconda bottiglia. Stavolta non ci facciamo fregare, ciò che stiamo bevendo ha iniziato la sua storia molti anni prima, ha visto fatica ed attesa, ed ha pazientemente aspettato che alla fine arrivassero le nostre fameliche bocche per scendere da uno scaffale impolverato. Non si può cedere alla fretta, tanto lavoro merita l'onore di essere apprezzato lentamente, profondamente e con rispetto, così come è nato.

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