Non uccise la madre, assolto Il giudice riabilita Buoiocchi 

La tragedia di Natale 2016. L’uomo fu accusato di aver praticato 15 iniezioni di eparina all’anziana Ma per il gup “il fatto non sussiste”: l’emorragia non fu causata dal sovradosaggio del medicinale

PESCARA. Lucia Zafenza, la donna di 74 anni trovata senza vita il giorno di Natale 2016 nella sua abitazione all’inizio del lungomare Colombo, non è stata uccisa. Ne è convinto il giudice per le udienze preliminari, Nicola Colantonio, che ieri ha assolto perché “il fatto non sussiste” il figlio della donna Sandro Buoiocchi, 53 anni, accusato di aver ucciso la madre praticandole 15 iniezioni di eparina. Una sentenza che dopo due anni riabilita pienamente il 53enne, il quale dall’agosto scorso ha ripreso a lavorare in un supermercato di Montesilvano. Buoiocchi, difeso dall’avvocato Pasqualino Paolini, è stato giudicato con il rito abbreviato. Era accusato dal procuratore aggiunto Anna Rita Mantini, ieri sostituito in aula dal pm Paolo Pompa, di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela e dalle condizioni di minorata difesa della donna. Accuse pesanti come un macigno per un figlio che con dedizione si era preso cura per anni della madre malata e sul quale gravava una situazione familiare piuttosto difficile. A tal punto che l’uomo nei giorni precedenti alla morte della donna aveva lasciato dei biglietti nei quali scriveva di non farcela più e di volersi suicidare, cosa che poi cercò effettivamente di fare la mattina di Natale. L’assoluzione incassata ieri, in un certo senso, vale doppio perché dalla perizia psichiatrica del consulente Bocola, incaricato dal gip Antonella Di Carlo, l’imputato era stato giudicato incapace di intendere e di volere all’epoca dei fatti. Colantonio, però, ha assolto l'uomo con formula piena e non perché non imputabile. Una sentenza dunque particolarmente importante per il 53enne perché il gup ha escluso che si sia trattato di omicidio, ritenendo quindi infondata nel merito l’ipotesi accusatoria. Avrà avuto sicuramente peso la perizia di parte del medico legale, Fabio De Giorgio, che la difesa ha prodotto per smontare la ricostruzione della procura. L’esame autoptico aveva infatti indicato come causa del decesso un edema polmonare, provocato da un’emorragia causata dal sovradosaggio di eparina. Per De Giorgio invece, vista la condizione della donna, l’edema poteva essere stato causato con un elevato grado di probabilità da una crisi ipertensiva. La perizia di parte ha anche evidenziato che sul ventre della donna, nel corso dell'autopsia, sono stati rinvenuti solo 4 fori e non 15. La difesa avrebbe poi provato che le dichiarazioni autoaccusatorie rese dal 53enne mentre era ricoverato in ospedale non erano utilizzabili perché non era lucido: aveva tentato il suicidio poche ore prima, aveva assunto diversi farmaci che lo avevano ridotto in uno stato quasi comatoso ed era comunque in stato confusionale. Successivamente, durante i colloqui con Bocola, ha invece ripercorso gli avvenimenti, ha descritto la condizione di disagio personale e familiare e ha escluso categoricamente di aver ucciso la madre.
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