NOSTALGIA

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Beggiare ogni mattina è come un rituale di cui assaporo ogni

piccolo gesto.

E' l'atto conclusivo di uno dei due momenti della giornata riservati

solo a me che inizia quando mi lascio la famiglia, ancora addormentata, alle

spalle per dedicarmi l'ora circa che impiego per raggiungere il lavoro, ora

che termina appunto con la beggiata mattutina.

Il secondo momento, come forse è ovvio, inizia  con la beggiata serale

e termina con l'apertura del carrabile di casa.

In quell'ora ascolto musica da adulti, il radiogiornale, la mia

trasmissione preferita. Non telefono. Penso, a volte anche ad alta voce.

All'arrivo mi tuffo nel fagocitante buco nero della realtà aziendale,

parallela ed alienante, o in una bolgia fatta di pannolini, urla (di adulti e

bambini) e di insopportabili pupazzi con la vocina irritante, realtà

altrettanto alienante, ma di cui mi sento signore incontrastato ed amato.

Oggi il viaggio è stato piacevole. Ho ascoltato delle belle canzoni,

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un po' nostalgiche forse. Mi hanno fatto pensare alla mia adolescenza

quando non sapevo neanche cosa fossero le langhe e vivevo vicino al mare.

Allora la mattina svegliandomi c'era il mare a darmi il buongiorno

dalla finestrella della mansarda dove dormivo ed al cui richiamo non sapevo

resistere al punto che, prima di andare a scuola, correvo sulla spiaggia

vedendo il giorno farsi pieno.

L'avevo imparato da mio padre che fin da bambino mi portava con

se, prima obbligandomi a levatacce, sottolineate immancabilmente dalle mie

rimostranze ed improperi poi, man mano che crescevo, ero io a svegliare lui,

fino a quando ho iniziato a cedere alle sue di rimostranze desistendo dal

buttarlo giù dal letto.

In realtà mi piacevano quelle corse in solitaria sulla spiaggia che, da

deserta, vedevo popolarsi, in piena stagione balneare, di atleti

“dell'ultim'ora” che invadevano quello che era stato per mesi il mio paradiso

privato. Allora cominciavo ad alzarmi ancora prima, la scuola finiva e dalla

corsa passavo direttamente alla sdraio.

Oggi complici i bambini, il freddo ed, ammettiamolo pure, l'età ho

smesso di correre al mattino, anche se la verità è che non mi interessa farlo

in un parco cittadino o ai margini di una strada. La motivazione principale

che mi spingeva a quelle levatacce era di vivere l'intensa presenza del mare,

il colore, l'odore e la luce che cambiavano con le stagioni.

Ne ero affascinato e soggiogato allo stesso tempo. Ricordo

quando parlando con la ragazza meno che ventenne, che in quel momento

era la mia struggente. indimenticabile e mai conquistata passione, con il

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cuore in pezzi le spiegavo che non l'avrei seguita nella città che aveva scelto

per i suoi studi perché mai avrei potuto svegliarmi in un luogo dove non

c'era il mare.

La vita mi ha portato lontano da lei così come dal mare, non so dove

sia ora né in quale momento io l'abbia dimenticata, ma so che, quando vado

a trovare i miei genitori, la mattina mi alzo presto per gustarmi lo spettacolo

dell'alba sul mare e mi emoziono ancora come in quei giorni da adolescente

in cui sembrava che il sole nascesse solo per me.

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