NOSTALGIA
Racconto in gara per la quinta edizione del concorso letterario “Montesilvano scrive”. Clicca sui tasti di condivisione per votarlo
IL CONTEST Tutti i racconti in gara
IL REGOLAMENTO Partecipa anche tu
Beggiare ogni mattina è come un rituale di cui assaporo ogni
piccolo gesto.
E' l'atto conclusivo di uno dei due momenti della giornata riservati
solo a me che inizia quando mi lascio la famiglia, ancora addormentata, alle
spalle per dedicarmi l'ora circa che impiego per raggiungere il lavoro, ora
che termina appunto con la beggiata mattutina.
Il secondo momento, come forse è ovvio, inizia con la beggiata serale
e termina con l'apertura del carrabile di casa.
In quell'ora ascolto musica da adulti, il radiogiornale, la mia
trasmissione preferita. Non telefono. Penso, a volte anche ad alta voce.
All'arrivo mi tuffo nel fagocitante buco nero della realtà aziendale,
parallela ed alienante, o in una bolgia fatta di pannolini, urla (di adulti e
bambini) e di insopportabili pupazzi con la vocina irritante, realtà
altrettanto alienante, ma di cui mi sento signore incontrastato ed amato.
Oggi il viaggio è stato piacevole. Ho ascoltato delle belle canzoni,
1
un po' nostalgiche forse. Mi hanno fatto pensare alla mia adolescenza
quando non sapevo neanche cosa fossero le langhe e vivevo vicino al mare.
Allora la mattina svegliandomi c'era il mare a darmi il buongiorno
dalla finestrella della mansarda dove dormivo ed al cui richiamo non sapevo
resistere al punto che, prima di andare a scuola, correvo sulla spiaggia
vedendo il giorno farsi pieno.
L'avevo imparato da mio padre che fin da bambino mi portava con
se, prima obbligandomi a levatacce, sottolineate immancabilmente dalle mie
rimostranze ed improperi poi, man mano che crescevo, ero io a svegliare lui,
fino a quando ho iniziato a cedere alle sue di rimostranze desistendo dal
buttarlo giù dal letto.
In realtà mi piacevano quelle corse in solitaria sulla spiaggia che, da
deserta, vedevo popolarsi, in piena stagione balneare, di atleti
“dell'ultim'ora” che invadevano quello che era stato per mesi il mio paradiso
privato. Allora cominciavo ad alzarmi ancora prima, la scuola finiva e dalla
corsa passavo direttamente alla sdraio.
Oggi complici i bambini, il freddo ed, ammettiamolo pure, l'età ho
smesso di correre al mattino, anche se la verità è che non mi interessa farlo
in un parco cittadino o ai margini di una strada. La motivazione principale
che mi spingeva a quelle levatacce era di vivere l'intensa presenza del mare,
il colore, l'odore e la luce che cambiavano con le stagioni.
Ne ero affascinato e soggiogato allo stesso tempo. Ricordo
quando parlando con la ragazza meno che ventenne, che in quel momento
era la mia struggente. indimenticabile e mai conquistata passione, con il
2
cuore in pezzi le spiegavo che non l'avrei seguita nella città che aveva scelto
per i suoi studi perché mai avrei potuto svegliarmi in un luogo dove non
c'era il mare.
La vita mi ha portato lontano da lei così come dal mare, non so dove
sia ora né in quale momento io l'abbia dimenticata, ma so che, quando vado
a trovare i miei genitori, la mattina mi alzo presto per gustarmi lo spettacolo
dell'alba sul mare e mi emoziono ancora come in quei giorni da adolescente
in cui sembrava che il sole nascesse solo per me.
3
©RIPRODUZIONE RISERVATA