Nuova Pescara, Costantini: senza fusione dei Comuni perdite per 15milioni

Il promotore del referendum «conta» i mancati introiti dall’unione di Pescara, Montesilvano e Spoltore

MONTESILVANO. È iniziato il countdown sul sito internet www.pescaramontesilvanospoltore.it azionato l’altro ieri dal comitato che per il 25 maggio scorso aveva promosso il referendum (consultivo) sulla Nuova Pescara nel quale prevalsero i «Sì», con il 64% dei consensi. Un «pungolo» incessante, presentato dal presidente del comitato promotore del referendum, Carlo Costantini, che, secondo per secondo, calcola il totale degli introiti che i tre Comuni coinvolti nella fusione, Pescara, Montesilvano e Spoltore, starebbero perdendo nella mancata attuazione della consultazione.

Il conto è stato azionato giovedì notte, allo scoccare della mezzanotte, il giorno in cui è scaduto il sessantesimo giorno che, per l’articolo 30, comma 2, della legge regionale 44/07, indicava il termine entro il quale il presidente della Regione e il consiglio regionale avrebbero dovuto cominciare ad esaminare, ed eventualmente approvare, la legge che dovrebbe istituire la fusione per i tre Comuni. E ieri, dopo un giorno, 19 ore e 33 minuti, tanto per dare un’idea, il contatore aveva calcolato già più di 77 mila euro. I conti sono presto fatti, stando almeno a quanto illustrato ieri in uno studio di fattibilità presentato dal ricercatore dell’università d’Annunzio, Daniele Angiolelli, il quale ha anche un insegnamento nel medesimo ateneo, Programmazione e controllo delle amministrazioni pubbliche.

Secondo lo studioso, in un anno la mancata fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore comporterebbe una perdita secca di 15 milioni di euro. E dunque, gli esperti della società Opera Viva di Pescara, come Alessandro Leardi, attraverso un algoritmo, dividendo tale somma per il totale dei secondi contenuti in un anno, hanno ottenuto il risultato: più o meno, mezzo euro al secondo che non entrano nelle casse dei tre Comuni.

«Ai quindici milioni», ha spiegato Costantini riferendosi ai mancati introiti di quella nuova entità che avrebbe, complessivamente, circa 192 mila abitanti, «ci si arriva tenendo conto dei due milioni di tagli sui costi della politica, dei 4-5 milioni di benefici derivanti dalla riorganizzazione della macchina burocratica, con meno dirigenti, meno consiglieri d'amministrazione e via dicendo e poi con i mancati incassi rappresentati dai trasferimenti dello Stato, che ammonterebbero più o meno a 9-10 milioni». Ovvero, la mancata sforbiciata qua e là di poltrone, aggiunta ai mancati trasferimenti che lo Stato e la Regione accrediterebbero alla nuova creatura, come previsto dalla legge per i Comuni che si fondono, sarebbe una possibilità mancata per il rilancio del territorio. Il discorso, per Costantini, riguarderebbe anche l'eventualità, come previsto dal Governo, della chiusura del Tar di Pescara.

«Con la fusione», ha evidenziato Costantini, «ora avremmo anche più forza sia per mantenere la sede del tribunale amministrativo, sia per richiedere una sede staccata della Corte d’appello». Ora la palla è passata nelle mani della giunta e del consiglio regionale, che dovrebbero aprire il dibattito. «Non oso neanche pensare», ha concluso Costantini, «che la politica non prenda in considerazione quanto chiaramente espresso dal popolo. Mi auguro che il contatore diventi virale sulla rete e che compaia sui siti e sui profili del maggior numero di persone, con il valore e la funzione di “monito quotidiano” per chi dovrà dare seguito al referendum».

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