Omicidio Giammarino, il medico: "Bruciato mentre era ancora vivo"

Sfilano i testi alla Corte d'Assise di Chieti al processo per l'assassinio dell'ex maresciallo dell'Aeronautica, avvenuto a Penne il 13 settembre 2015. L'unico accusato è Mirko Giancaterino di 38 anni. Il medico legale illustra ai giudici i particolari dell'atroce delitto: "Ucciso dalle fiamme dopo i pugni e le coltellate"

CHIETI. Entrato nel vivo, dinanzi alla Corte d'Assise di Chieti, il processo per l'omicidio di Gabriele Giammarino, l'80enne ex maresciallo dell'Aeronautica ucciso in casa con pugni e 26 coltellate il 13 settembre del 2015, a Penne. In aula era presente, assistito dall'avvocato Melania Navelli, l'unico imputato, il 38enne Mirko Giancaterino di Penne, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà - per avere dato fuoco al materasso che copriva il corpo della vittima - e incendio.

leggi anche: La procura: l’ex maresciallo ucciso dal 37enne arrestato Inchiesta chiusa: per la pm Di Serio Mirko Giancaterino, rinchiuso da otto mesi nel carcere di Pescara, è il responsabile della morte di Gabriele Giammarino

Tre le parti civili costituite, rappresentate dall'avvocato Federico Squartecchia, erano presenti: la sorella della vittima, Pasqualina Giammarino, e i figli di quest'ultima, Giancarlo e Daniela Di Teodoro. La Corte - presidente Geremia Spiniello, a latere Isabella Allieri - ha ascoltato alcuni testimoni fra i quali il maggiore dei carabinieri Massimiliano Di Pietro, i vigili del fuoco che per primi intervennero nell'abitazione della vittima per quello che si pensava in origine essere solo un incendio, il medico legale Cristian D'Ovidio e la convivente di Giancaterino, l'austriaca Petra Rosner. Giammarino venne colpito alla faccia e al cranio con un'arma da punta e taglio 23 volte, ma aveva anche due ferite da difesa passiva al polso sinistro e una da difesa attiva alla mano destra perchè avrebbe cercato di afferrare la lama che teneva in mano l'assassino. Pur colpito brutalmente, l'ex maresciallo era ancora vivo quando venne appiccato l'incendio: tant'è che la causa della morte accertata dal medico legale Cristian D'Ovidio in sede di autopsia, è asfissia per avere inalato fuliggine a temperatura elevatissima, fuliggine che raggiunse i polmoni. A collocare nei pressi nel luogo dell'omicidio Giancaterino ci sono le immagini della telecamera di videosorveglianza di una tabaccheria che riprendono una persona, identificata dal carabinieri in Giancaterino: l'uomo che viene ripreso una prima volta alle 6.45 quando si ferma al distributore di sigarette e poi alle 7.21 mentre si allontana di corsa proveniente dalla direzione in cui si trova la casa di Giammarino. La stessa persona che una badante rumena, che abitava al piano di sotto, dice ai carabinieri dice di aver visto allontanarsi della casa di Giammarino quel mattino subito dopo aver sentito un gran trambusto. La Rosner, nel corso di una seconda perquisizione effettuata nella loro abitazione, indicò ai carabinieri le scarpe, nascoste dietro un cespuglio, sulle quali è stata trovata una macchia di sangue della vittima, e consegnò loro anche gli abiti del compagno, fra i quali pantaloni di una tuta macchiati di sangue sempre della vittima, sequestrati assieme ad un coltello. Mentre in una prima perquisizione erano stati sequestrati un pugnale ed altri indumenti fra i quali un berretto, una maglia e un paio di pantaloni. Il processo è stato aggiornato al 23 gennaio del 2017 per ascoltare altri testimoni fra in quali le parti civili e la badante.