Omicidio Pavone a Montesilvano, pena ridotta a 19 anni per Gagliardi

Per la corte d'Assise d'appello, l'impiegato delle poste di Pescara ha ucciso l'ingegnere informatico ma senza l'aggravante della premeditazione

L'AQUILA. Esclusa l'aggravante della premeditazione e pena ridotta a 19 anni, dalla corte d'Assise d'appello dell'Aquila, per Vincenzo Gagliardi, l'impiegato delle Poste di Pescara, che in primo grado era stato condannato a 30 anni di reclusione per l'omicidio dell'ingegnere informatico Carlo Pavone, colpito con un colpo di fucile, sotto la propria abitazione a Montesilvano (Pescara), il 30 ottobre del 2013 e morto il 16 novembre del 2014 dopo un anno di coma.

leggi anche: Pescara, "Gagliardi ha ucciso Pavone": condanna a 30 anni di carcere In primo grado il giudice Sacco accoglie la richiesta pm Mantini. Secondo l'accusa il dipendente delle poste ha ucciso l'ingegnere. Il motivo è la relazione sentimentale con la moglie della vittima

La Corte, presieduta dal giudice Luigi Antonio Catelli, ha maturato la decisione dopo circa 4 ore di camera di consiglio. I giudici aquilani hanno confermato le provvisionali di 150mila euro per i due fratelli di Pavone e la madre, e di 200 mila euro per i due figli della vittima. Nel corso dell'udienza precedente, il procuratore generale Romolo Como aveva chiesto la conferma della condanna emessa dal gup del Tribunale di Pescara Maria Carla Sacco, ovvero l'ergastolo, ridotto però a 30 anni di carcere per lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato.
Secondo l'accusa, Gagliardi, che in passato aveva lavorato con la moglie di Pavone e con la quale aveva una relazione sentimentale di cui la vittima era a conoscenza, avrebbe atteso l'ingegnere informatico sotto casa e gli avrebbe sparato. Le motivazioni della sentenza saranno rese note il 14 agosto.

Gagliardi, presente in aula, non ha esternato alcuna emozione. Hanno preso parte all'udienza anche la sorella della vittima, Adele Pavone, costituitasi parte civile insieme al fratello Rocco e alla madre Concettina Toro.

«Da una parte siamo soddisfatti, in quanto la Corte ha riconosciuto che è stato Gagliardi ad uccidere Carlo Pavone, ma dall'altra dobbiamo capire per quale motivo è stata esclusa l'aggravante della premeditazione». Questo il commento degli avvocati Massimo Galasso e Marino Di Felice, legali dei fratelli e della madre di Carlo Pavone. «Non ci resta che attendere le motivazioni - hanno concluso i due legali - per conoscere le ragioni che hanno determinato la decisione dei giudici».