il processo

Omicidio Rigante, la Cassazione cancella la premeditazione

I giudici della Suprema Corte rinviano gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Perugia per riformulare la pena nei confonti di Massimo Ciarelli, condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione per l'omicidio volontario dell'ultrà. Tutte confermate le pene agli altri imputati

PESCARA. La Corte di Cassazione ha confermato la volontarietà, ma ha annullato l'aggravante della premeditazione, rinviando alla Corte d'Assise d'Appello di Perugia per la rideterminazione della pena a carico di Massimo Ciarelli, riconosciuto colpevole dell'omicidio di Domenico Rigante, il 24enne ultrà del Pescara ucciso con un colpo di pistola la notte del primo maggio 2012 in un appartamento della città adriatica. Pene confermate, invece, per i complici Luigi Ciarelli, condannato a 16 anni di reclusione, e per Domenico, Angelo e Antonio Ciarelli, condannati a 13 anni di carcere ciascuno, tutti per omicidio volontario.

Massimo Ciarelli, sia in primo che in secondo grado, era stato condannato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario plurimo con l'aggravante della premeditazione. In mattinata il procuratore generale aveva chiesto la conferma delle pene comminate in secondo grado, mentre gli avvocati delle difese avevano presentato ricorso contro le condanne delle cinque persone che la sera di quattro anni fa presero parte alla spedizione punitiva nei confronti dei gemelli Antonio e Domenico Rigante, facendo irruzione in un appartamento di via Polacchi a Pescara. La Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, che aveva confermato la condanna emessa in primo grado nei confronti di Massimo Ciarelli, aveva ridotto le pene per gli altri imputati che, in primo grado a Pescara, erano stati condannati a 19 anni e 4 mesi di carcere. Uno sconto frutto della concessione delle attenuanti generiche graduate secondo le responsabilità penali. Nello specifico, davanti alla Cassazione, il difensore di Massimo Ciarelli, l'avvocato Franco Metta, ha riproposto la linea difensiva adottata nei due precedenti gradi di giudizio, sostenendo la contraddittorietà e l'illogicità della motivazione della sentenza emessa dai giudici, e l'attenuante della provocazione, legata all'aggressione subita la sera prima dell'omicidio. Metta ha dunque chiesto l'annullamento con rinvio, per verificare se non ricorresse l'ipotesi dell'omicidio colposo o preterintenzionale, e l'annullamento della premeditazione. L'avvocato Giancarlo De Marco, difensore di Domenico Ciarelli, aveva invece presentato ricorso in Cassazione lamentando il vizio di motivazione e la complessiva contraddittorietà e non univocità del materiale probatorio. La famiglia Rigante si era costituita parte civile tramite l'avvocato Vincenzo Di Girolamo.