Omicidio stradale, patteggia 1 anno e 4 mesi 

Pena sospesa al camionista che sull’A24 uccise un padre di Elice. I familiari: condanna troppo esigua

ELICE. Ha patteggiato 1 anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, Giuseppe Cirillo, il camionista di 43 anni di Giffone (Reggio Calabria) che il 9 agosto del 2017 travolse e uccise Cristian Ruggieri, 31 anni, di Elice, mentre era fermo in sosta sull'A24 Roma-L’Aquila a San Gregorio da Sassola, nei pressi di Tivoli. Lo ha stabilito ieri il giudice Sabina Lencioni del tribunale di Tivoli. I genitori e le sorelle di Cristian, seguiti nel processo penale dall’avvocato Di Lodovico, sono assistiti dallo studio Giesse con sede a Montesilvano. A costituirsi parte civile è stata anche la compagna convivente Barbara, madre di un maschio di 5 anni e di una bimba nata dopo la morte del padre, tutti eredi legittimi della vittima, assistiti dall’avvocato Wanda Della Vigna.
I fatti. Era il 9 agosto quando Ruggieri, operaio addetto alla segnaletica stradale, a bordo di un furgone assieme a un collega si era accorto che un automobilista gli stava segnalando un possibile problema nel cassone retrostante. Secondo quanto poi raccontato agli inquirenti dal collega che viaggiava con lui seduto a fianco, guardando lo specchietto a quel punto Ruggieri si era accorto di una cordicella che pendeva dal lato del cassone e aveva deciso di fermarsi per controllare. Raggiunto il primo punto idoneo, dove la strada era perfettamente rettilinea, il mezzo era stato arrestato lungo la corsia di emergenza ed entrambi i colleghi erano scesi per il controllo. Pochi attimi e si è consumata la tragedia. Mentre il collega scendeva dalla parte verso il guardrail, Ruggieri aveva raggiunto la cordicella pendente sul lato verso la strada. All’improvviso l’urlo del collega, accortosi del sopraggiungere di un camion che stava deviando, come privo di controllo, proprio verso di loro. A nulla era valso il tentativo di fuggire verso la parte anteriore del mezzo da parte di Ruggieri: il camion con alla guida Cirillo in poche frazioni di secondo aveva centrato il pieno il mezzo fermo in sosta e subito dopo investito anche lui poco prima che riuscisse a mettersi in salvo gettandosi dietro la parte anteriore del proprio mezzo.
Immediata era scattata la richiesta di soccorso, e sul posto è giunto anche l'elicottero del 118, ma malgrado un lunghissimo tentativo di rianimazione i soccorsi si erano rivelati inutili.
Per chiarire le esatte responsabilità dell’accaduto, la Procura di Pescara aveva disposto una consulenza tecnica affidata all’ingegner Lucio Pinchera di Frosinone, il quale ha accertato che «causa tecnica esclusiva dell’evento è da ritenersi unicamente il mancato controllo dell’autocarro da parte del conducente, per non essersi reso conto, per tutta la fase di entrata in campo del soggetto, di deviare verso destra fino a raggiungere parte della corsia di emergenza: ciò rivela nella sua massima evidenza l’incapacità alla guida in quegli istanti». Oltre alla perizia, le indagini del pm di Tivoli Filippo Guerra e la testimonianza del collega hanno fatto emergere un quadro chiaro della responsabilità del camionista, che ieri ha ottenuto di patteggiare nonostante la grave accusa di omicidio stradale. «Si chiude una vicenda carica di dolore, che lascia non poco amaro in bocca ai familiari, che non accettano una pena così esigua nei confronti del responsabile», ha spiegato Gianni Di Marcoberardino, responsabile Giesse di Montesilvano». «Resta a Elice una famiglia senza il conforto del padre e compagno di vita», ha aggiunto l’avvocato Wania Della Vigna.