Pace condannato a due anni in appello

Cancellata l’assoluzione, all’ex governatore contestato il reato di concussione: 100 mila euro di danni alla Regione

PESCARA. Il 13 giugno del 2011, in primo grado al tribunale di Pescara, era stato assolto: «Sono entrato immacolato e ne esco immacolato», aveva detto in lacrime l’ex presidente della Regione Abruzzo Giovanni Pace. Ieri, in secondo grado alla Corte d’appello dell’Aquila, Pace è stato condannato a due anni per il reato di concussione legato a una presunta tangente di 100 mila euro pagata dall’ex titolare di Villa Pini Vincenzo Angelini per «ingraziarsi» i vertici di Forza Italia. Pace è stato condannato anche a pagare 100 mila euro di danni morali alla Regione, la stessa che ha guidato dal 2000 al 2005 prima dell’elezione di Ottaviano Del Turco. «Una sentenza inaspettata perché c’è un innocente condannato in appello», questo il primo commento dell’avvocato di Pace, Massimo Cirulli, «adesso confidiamo nel ricorso in Cassazione». Alla lettura della sentenza ha assistito anche Pace, rimasto senza parole: «Pace l’ha presa male, ancora più di me», ha detto ancora Cirulli. Insieme a Pace, la Corte d’appello ha condannato alla pena di un anno e 4 mesi per lo stesso caso di concussione anche Vincenzo Trozzi, ex vicepresidente della Fira, pure lui assolto in primo grado. Anche Trozzi è stato condannato a pagare 100 mila euro di danni alla Regione. Ma nel giorno nero delle condanne, per Pace e Trozzi è arrivata anche un’altra notizia: sono stati assolti da un altro reato infamante, quello di associazione per delinquere, mentre per l’abuso d’ufficio i giudici hanno dichiarato la prescrizione. «Un risultato comunque insoddisfacente», ha detto l’avvocato Cirulli.

Ribaltone bis. Ieri è stato il giorno delle sentenze ribaltate: è stato discusso anche il ricorso dell’avvocato romano Pietro Anello e per lui, condannato in primo grado a 4 anni per la prima cartolarizzazione dei debiti della sanità, è arrivata l’assoluzione. Due anni fa a Pescara, nello stesso giorno dell’assoluzione di Pace e Trozzi, Anello era stato condannato per associazione per delinquere, abuso d’ufficio e truffa aggravata, oltre al pagamento di 1 milione 250 mila euro per 5 parti civili, tra Asl e Regione, ma assolto dall’accusa di corruzione: secondo l’accusa, Angelini avrebbe pagato ad Anello, tra ottobre e dicembre 2004, 250 mila euro per ottenere una perizia favorevole ma non è questa la verità per i giudici aquilani.

Soldi per le elezioni. A Pescara, nel 2011, Pace era stato assolto dall’associazione per delinquere «per non aver commesso il fatto» e dalla concussione perché «il fatto non sussiste». Ma il ricorso dei pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, alla luce della decisione della Corte d’appello, ha fatto breccia: per la procura, il versamento di 100 mila euro a Forza Italia da parte di Angelini «aveva uno scopo ben preciso, ingraziarsi i vertici di Forza Italia».

Telefonata di Masciarelli. L’episodio della presunta concussione partirebbe, per i pm, da una telefonata di Giancarlo Masciarelli, ex presidente della Fira, ad Angelini in cui lo stesso Masciarelli avrebbe detto all’imprenditore che Pace «voleva 200 mila euro per la campagna elettorale» e, alle sue proteste, avrebbe replicato «se vincono gli altri sei morto». Uno dei passaggi chiave del ricorso della procura che ha portato alla condanna per concussione è questo: «È lecito nel nostro sistema chiedere un contributo elettorale lasciandone l’importo alla generosità dell’erogante, è la tesi della procura, la richiesta precisa di una somma da chi è parte importante di un sistema di illegalità va definita estorsione o, in questo caso, concussione».

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