Pace lancia la sfida«Referendum per il teatronell'area di risulta»

L'ex sindaco Carlo Pace riapre il dibattito su quale possa essere la migliore destinazione dell'area di risulta, rilanciando l'idea, mai sopita, di un teatro monumentale con un referendum

PESCARA. «Ma perché non chiediamo direttamente ai cittadini di Pescara che cosa vorrebbero sull'area di risulta? Secondo me molti risponderanno il teatro». L'ex sindaco Carlo Pace riapre il dibattito su quale possa essere la migliore destinazione dell'area di risulta, rilanciando l'idea, mai sopita, di un teatro monumentale con un referendum. A progettare l'opera nel 1996 fu l'architetto svizzero Mario Botta, che insieme al teatro con due sale da 1300 posti totali e con un palcoscenico da 450 metri quadrati, pensò anche tutta l'area circostante, destinata a parcheggi e parco pubblico.

Come ricorda Pace, fu solo una questione di tempo a non permettere l'avvio dei lavori di quel progetto sul quale lavorò per anni: «Prima di tutto ricordo, per chi lo avesse dimenticato, che Botta realizzò quel progetto a costo zero per le casse comunali, oggi qualsiasi professionista si farebbe pagare fior di quattrini. Poi purtroppo fu la mia stessa maggioranza a remarmi contro, non votando a favore in quell'ultimo consiglio comunale, utile ad approvare l'avvio dei lavori.

Dopo, come tutti sanno, il mio mandato terminò e non ebbi la possibilità di proseguire in quell'intento. Ritengo però che quella da me pensata sia ancora la migliore soluzione per l'area di risulta. Se non piace il progetto di Botta, il sindaco Mascia scegliesse chi vuole, io scelsi lui perché lo ritenevo uno dei migliori».

Pace sottolinea ancora come quell'idea non includesse una mera sala teatrale, ma una vera e propria struttura polifunzionale, in grado di essere da richiamo dal punto di vista turistico, culturale e architettonico, e in funzione di questo rigetta al mittente la critica mossa da più parti, sugli alti costi di gestione: «Tutti i teatri che si sono attrezzati rispetto alle nuove esigenze economiche di gestione, creando nuovi spazi e strutture polivalenti, presentano un bilancio in equilibrio.

Ad esempio il Teatro alla Scala di Milano, da quando si è rinnovato, con una complessa ristrutturazione proprio dell'architetto Botta, pareggiato il suo bilancio e ora con una strategia di compartecipazioni ha la possibilità di varare stagioni teatrali importanti e offrire scuole di formazione con annesse borse di studio. Ritengo che, con il denaro già promesso dalla Fondazione Pescarabruzzo e con un corretto progetto finanziario a partecipazione pubblico - privato, si possa fare».
A corredo di quanto detto l'ex primo cittadino propone un possibile schema delle partecipazioni finanziarie: 25% la Fondazione Pescarabruzzo, 20% sponsor locali e regionali, 15% da Provincia e Comune, 10% dalla Regione Abruzzo, 10% dal coinvolgimento di associazioni culturali già finanziate dal Ministero, 10% dalle donazioni tramite la creazione di soci benemeriti che usufruiscono di agevolazioni negli spettacoli (ad esempio i palchi riservati), 5% dagli affitti dei locali per ristorazione, bar e libreria, 5% dalla vendita dei biglietti degli spettacoli, 4% gli introiti per le visite guidate nei laboratori e all'interno del teatro e un 1% dalla creazione di una accademia di formazione con borse di studio.
«Come condizione preliminare», precisa Pace, «bisogna evitare di creare carrozzoni con fondazioni statali che assorbono più del 70% dei fondi in costi del personale tecnico amministrativo».
Nel frattempo il gruppo consiliare del Pd risponde all'idea del presidente della Camera di Commercio Daniele Becci, che ha proposto la costruzione di edifici residenziali sull'area di risulta, ricordando come valga solo il piano regolatore che prevede l'80% di verde e il 20% strutture culturali e parcheggi: «Altro non è possibile», dice Moreno Di Pietrantonio, «sono venti anni che lottiamo per quell'area che deve rappresentare un bene pubblico che dia il senso di Pescara come città europea. Non permetteremo a nessuno la colata di cemento».

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