Padre uccide bimbo a Pescara, il racconto della madre: "L'ho abbracciato, era freddo"

Il racconto alla polizia di Patrizia Silvestri, mamma del piccolo di 5 anni ucciso nel sonno dal suo papà: dalle prime avvisaglie fino al dramma

PESCARA. «L’altra notte, mio marito Massimo ha acconsentito alla richiesta di nostro figlio di dormire con noi». L’ultimo giorno di Maxim comincia con il desiderio di poter dormire con mamma e papà, l’ultimo richiesta prima della giornata di giochi, della festa da un’amichetta fino al tragico epilogo: la morte a 5 anni per mano del papà Massimo Maravalle.

E’ nella notte tra il 17 e il 18 luglio che per Patrizia Silvestri, la mamma di Maxim, si è fermato il tempo e la donna ha dovuto raccontare cos’era successo nella sua casa di via Petrarca, la visione del marito in camera da letto con un busta in mano, quella drammatica del bambino morto nel letto, la telefonata disperata al 118. Da quella notte ci sono due famiglie distrutte dalla mente imperscrutabile: quella di Silvestri che ha perso il figlio adottivo arrivato a 3 anni dalla Siberia a Pescara e quella di Maravalle, l’uomo in cura psichiatrica che ha confessato di aver ucciso il figlio senza riuscire a dare un senso a quell’atrocità: «E’ stato un raptus». Maravalle, tecnico informatico di 47 anni, ha confessato il delitto alle due di notte del 18 luglio negli uffici della Questura, dove poco dopo è entrata la moglie. Ecco la testimonianza agli investigatori di una mamma che ha perso il figlio da poche ore: la signora Silvestri, 47 anni, avvocato associato nello studio Vasile.

SilvestrI: ecco la notte precedente il delitto. «L’altra notte, tra il 16 e il 17 luglio, mio marito Massimo ha acconsentito alla richiesta di nostro figlio di dormire nel letto matrimoniale. Poiché quando Maxim dorme nel nostro letto mio marito non riposa bene, ho cercato di avvicinare il bambino dal mio lato anche perché, nei giorni precedenti, mio marito aveva mostrato dei comportamenti inusuali che mi avevano lasciata perplessa quali, ad esempio, la rinuncia a un viaggio che avevamo già pagato», inizia Silvestri mentre il marito Maravalle ha già confessato di aver ucciso Maxim. «Preoccupata per il suo riposo, sono rimasta in dormiveglia fino a quando, nella notte, Massimo, improvvisamente, ha preso il bambino ancora addormentato e lo ha scosso per accertarsi del suo stato di salute nonostante Maxim stesse dormendo tranquillamente. In quel frangente, mio marito ha ripetuto più volte, immotivatamente, che il bambino non stava bene. L’ho tranquillizzato e ho accostato mio figlio a me, continuando nel nostro riposo».

«Massimo non si sentiva bene a pranzo». E’ la mattina del 17 luglio e Silvestri inizia a raccontare alla polizia l’ultimo giorno della famiglia felice. «Ad ora di pranzo, Massimo ha ripreso il bambino e abbiamo mangiato insieme. Durante il pasto, mio marito ha fatto intendere di non sentirsi bene tanto da dire che avrebbe preferito riposare piuttosto che tornare a lavorare anche se, per senso del dovere, si è recato in ufficio. In questa circostanza, mi ha riferito di aver fissato un appuntamento con Alessandro Rossi, il medico psichiatra da cui è in cura da qualche anno per una forma di psicosi. Intorno alle 16, sono andata a lavorare e sono uscita dallo studio verso le 20.30 e quando sono uscita ho chiamato mia cognata che era in casa nostra e mi ha detto che stava giocando con Maxim mentre mio marito, non sentendosi bene, si era messo a riposare a letto. Tornata a casa, Massimo era effettivamente in camera e mi ha risposto di stare meglio. Così, intorno alle 21.30, io e Maxim abbiamo accompagnato per un tratto di strada mia cognata e poi ci siamo fermati un po’ nel cortile di una vicina la cui nipote festeggiava il compleanno».

«Ho avvertito una presenza in camera: Massimo mi ha detto “metti la testa qui”». Silvestri è stanca e va a dormire ma, prima, consiglia al marito di prendere un’altra medicina perché l’uomo soffre di disturbo psicotico atipico. «Insieme», riprende l’avvocato, «abbiamo messo nel lettino nostro figlio Maxim. Mentre ci stavamo preparando per andare a dormire, ho chiesto a Massimo se avesse preso la medicina prescritta dallo psichiatra. Mi ha risposto di averla presa a pranzo e io gli ho consigliato di prenderne un’altra prima di andare a dormire. Non so se ha accolto il mio suggerimento visto che, da un po’ di tempo, secondo quanto mi aveva riferito, non la stava assumendo. Mi sono addormentata verso le 23 e mi sono svegliata verso l’una per aver avvertito la presenza di una persona che camminava in camera. Mi sono svegliata di soprassalto e ho visto Massimo in piedi con una busta della spazzatura rosa rivolta verso di me che mi diceva: “Metti la testa qui”. Ho reagito strappando dalle sue mani la busta, che successivamente ho buttato sotto il lavello della cucina, e gli ho detto: “Ma che ti sei impazzito?” che ce l’hai con me?” non riuscendo a capire le motivazioni di quel gesto».

«Ho abbracciato Maxim e l’ho sentito freddo». Silvestri continua a descrivere fino ad arrivare al momento in cui si precipita nella camera da letto di Maxim. «Poi credo che Massimo abbia preso un cuscino dal nostro letto e credo che lo abbia rivolto verso di me, ma ero a una certa distanza e si è trattato di un gesto che non ricordo con precisione», dice la donna. «Preoccupata e allarmata per l’irrazionale comportamento di mio marito, mi sono immediatamente precipitata nella camera da letto di Maxim che ho visto supino nel letto. L’ho abbracciato e l’ho sentito freddo. Ho provato a svegliarlo e, non vedendo reazioni, ho chiamato il 118. In questo frangente, pur preoccupata esclusivamente della situazione di mio figlio, ho comunque visto mio marito vicino a me che, alla mia richiesta di sapere cosa fosse accaduto, ha detto frasi del tipo “non ho fatto niente, è molto malato” riferite a Maxim. Sono scesa al piano di sotto e ho bussato alla porta di una vicina per chiedere aiuto. Nel frattempo, io e mio marito siamo rimasti in attesa del 118 che è giunto poco dopo. Non ricordo particolari frasi di mio marito in relazione all’evento che aveva colpito nostro figlio». All’ora della testimonianza della donna, Maravalle aveva già confessato di aver ucciso Maxim.

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