Paolone: lascio la d’Annunzio per l'università telematica

L’ex preside di Scienze manageriali va via dopo 45 anni: insegnerò nell'ateneo telematico Pegaso

PESCARA. Giuseppe Paolone lascia l'università d'Annunzio dopo 45 anni. Gli studenti di Paolone laureati in Economia oggi sono diventati commercialisti, bancari, docenti. Il più bravo di loro, nel suo ricordo, è Luciano D'Amico, oggi rettore dell'università di Teramo. Dell’inchiesta della magistratura sulla presunta compravendita di esami all’ex facoltà di scienze manageriali (di cui Paolone è stato preside) il docente non vuol parlare. Da almeno un anno meditava di lasciare l’ateneo di Chieti-Pescara. Per andare in pensione? Tutt'altro. Nei suoi progetti più immediati c'è l'università privata telematica Pegaso.

Professor Paolone, perché ha deciso di lasciare la d'Annunzio?

«Sono uno dei docenti fondatori dell'ateneo, e ho contribuito alla sua crescita. Ma nell'ultimo periodo ho maturato una riflessione. Ho sistemato tutti gli allievi della scuola, ho visto che si avvicinava il periodo in cui dovevo andar via, ho dato tutto quello che potevo. Ora voglio rivolgermi a un nuovo orizzonte accademico che credo sia la strada del futuro».

L’università telematica Pegaso?

«Sì, sono in generale favorevole a un'apertura verso il privato come accade in America o in altri Paesi europei, e credo nell'università telematica perché dà dei servizi in più. Ora gli studenti vogliono un servizio a casa, perché muoversi significa sostenere dei costi. Prendere lezioni telematicamente vuol dire favorire anche chi lavora e studia. La Pegaso presto aprirà anche a Pescara. Io punto a creare un polo universitario telematico qui, nel centro dell'Adriatico».

Come i tempi anche le istituzioni cambiano?

«Certo, l'università ha visto negli anni un progressivo accrescimento del numero degli studenti; numero che nell'ultimo periodo ha subito tuttavia una contrazione. Le statistiche ci dicono che un laureato su quattro trova lavoro, mentre altri tre non si sistemano. Prima di iscriversi uno studente ci pensa. Io ritengo che uno studente diventi maturo nel momento in cui segue parallelamente il mondo del lavoro e quello dell'università.A questa esigenza viene incontro l'università telematica. Gli studenti lavoratori devono poter crescere per ambire a livello professionali più elevati. Il tutto senza costi aggiuntivi oltre la rata annuale, e rimanendo a casa, dal proprio computer. Credo nell'università telematica anche dal punto di vista della ricerca scientifica: le istituzioni statali contribuiscono sempre meno alla ricerca intesa come investimento».

È stato docente e preside, ha scritto libri, ha svolto e svolge ancora la professione di commercialista. Di tutti questi aspetti, qual è quello che l'ha più soddisfatta in termini professionali?

«L'ambito accademico mi è piaciuto tanto e mi ha dato tanto. Ritengo, però, che per l'insegnamento sia stato fondamentale avere svolto la professione di commercialista. Non concepisco quei docenti che insegnano la teoria ai propri studenti senza avere conoscenza nella pratica».

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