in tribunale

Partorì e uccise il figlio, chiesto il giudizio

Chiusa l’inchiesta sulla giovane mamma di Civitaquana, ma chi l’aiutò a sopprimere il piccolo non è mai stato individuato

PESCARA. È accusata di avere provocato intenzionalmente la morte del figlio, poco dopo averlo partorito, e di averne occultato il corpo. Paola Palma, 21 anni, di Civitaquana, dovrà comparire davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, per rispondere dei reati di omicidio aggravato, occultamento di cadavere e calunnia. I fatti si riferiscono a un periodo compreso tra la fine di gennaio e la metà di febbraio del 2014.

La donna, che era giunta all'ottavo mese di gravidanza, avrebbe provocato la morte del neonato in concorso con altre persone, che devono ancora essere identificate. In seguito avrebbe accusato il marito, dal quale è separata, di averla aggredita e malmenata, fino a provocarle un'emorragia che l'avrebbe costretta a rivolgersi a un amico.

Quest'ultimo - in base alla ricostruzione fornita dalla donna prima in una lettera inviata al gip, poi nel corso dell’interrogatorio davanti allo stesso giudice per la convalida del fermo - l'avrebbe aiutata a partorire un bambino che sarebbe venuto alla luce già morto. Le indagini condotte dalle forze dell'ordine avrebbero però accertato la falsità (di qui, l’accusa di calunnia) della versione fornita dalla donna, che venne arrestata un anno fa e che il 7 luglio prossimo dovrà comparire davanti al giudice. Le indagini sono nate dal chiacchiericcio del piccolo centro in cui gli abitanti avrebbero notato la ragazza prima con la pancia e poi con il ventre più piatto. Quella voce, una volta arrivata alle orecchie del comando della stazione dei carabinieri di Civitaquana, ha provocato l’apertura di un’inchiesta che ha portato all’arresto della ragazza per omicidio e per occultamento di cadavere. A fare da corollario alle indagini ci sarebbe stata, poi, la denuncia del marito, un marocchino di 29 anni senza fissa dimora che si era sposato con la giovane per avere la cittadinanza e che non avrebbe più saputo nulla del figlio.

La ragazza è stata arrestata perché, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Penne, avrebbe provocato volontariamente l’interruzione della gravidanza tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. La giovane è stata interrogata quattro volte e avrebbe ammesso di aver abortito ma, nei successivi interrogatori, avrebbe dato versioni diverse: ora dicendo di aver affidato il bambino a qualcuno, ora raccontando di essere stata malmenata dal marocchino e tirando in ballo, a un certo punto, il nome di un infermiere di Montesilvano, l’amico dell’uomo calunniato dalla Palma e ora parte offesa nel procedimento insieme al marocchino. Una tragedia con molte ombre, testimoniate da quell’accusa di concorso in omicidio che accompagna il capo d’imputazione contestato alla donna. A oggi, restano ignoti i nomi di chi l’avrebbe aiutata a sopprimere il piccolo.

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