Pastore: crisi in Comune, Masci è responsabile

Scontro in maggioranza dopo il voto su Caroli, il senatore del Pdl accusa Pescara futura

PESCARA. «La maggioranza si trova in questa situazione perché c'è stato qualcuno che ha voluto forzare la mano, imponendo scelte non condivise da molti». Le parole pronunciate ieri dal senatore del Pdl Andrea Pastore suonano come un atto d'accusa nei confronti di Carlo Masci, ritenuto responsabile di aver spaccato la coalizione con la candidatura di Adele Caroli alla vice presidenza del consiglio. Candidatura accettata solo da una parte del centrodestra. Tanto è vero che venerdì scorso, in aula, sono mancati i voti necessari alla maggioranza per eleggere la Caroli vice presidente del consiglio vicario. Sette franchi tiratori hanno fatto scivolare la coalizione e l'incarico è stato assegnato, forse per la prima volta, all'opposizione. Ciò ha determinato una crisi politica dai risvolti incerti per il sindaco Mascia che potrebbe avere pesanti ripercussioni sui prossimi provvedimenti da approvare in aula, come il bilancio, la definizione delle aliquote Imu, il Piano delle opere pubbliche.

PASTORE ACCUSA MASCI. Il clima è incandescente, lo confermano le dichiarazioni del senatore del Pdl Andrea Pastore contro Masci e Pescara futura. In pratica, contro il suo stesso partito, perché nell'ultimo congresso Pdl esponenti della lista civica sono stati inseriti nel coordinamento del Popolo della libertà. «Avevo già avvertito un mese fa che la candidatura della Caroli non suscitava il gradimento generale», ha affermato il parlamentare del Popolo della libertà, «ma si è deciso di imporla lo stesso e ora se ne pagano le conseguenze. Chi semina vento raccoglie tempesta».

«Una persona che non suscita simpatia a molti non poteva essere accettata dalla maggioranza», ha aggiunto Pastore, «non so se sia stato Masci o il coordinatore provinciale di Pescara futura Vittorio Mingione a imporre la Caroli, ma la sua candidatura avrebbe dovuto avere un minimo di condivisione. Alla prima votazione in aula non si sono registrati problemi, perché votava solo la maggioranza e la Caroli è stata eletta vice presidente. Alla seconda votazione, quando si è dovuto scegliere, insieme all'opposizione, a chi assegnare l'incarico di vicario, si sono registrate le conseguenze di quella scelta».

«Sono mancati diversi voti in aula», ha sottolineato, «e non credo che la responsabilità sia solo del Pdl. I voti contrari alla Caroli sono arrivati, probabilmente, anche dalle file dell'Udc, dai consiglieri aggregati al centrodestra e persino da Pescara futura». «Quello che è accaduto è un segnale che deve far riflettere, non si possono imporre certe scelte battendo i pugni sul tavolo», ha avvertito Pastore.

FLI: IL SINDACO LASCI. Le prime conseguenze, però, si sono già registrate. Fiorilli, braccio destro di Masci, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vice sindaco e la sua lista Pescara futura ha deciso di disertare i tavoli politici della maggioranza, fino a quando non ci sarà un chiarimento con il Pdl. Nel frattempo, dall'opposizione aumentano le richieste al sindaco di dimettersi. Ieri Fli ne ha presentata un'altra. «Le dimissioni di cortesia rassegnate da Fiorilli, che però si è ben guardato dal rimettere sia le deleghe amministrative, che l'incarico di assessore», hanno osservato il coordinatore cittadino Fabio Di Paolo e il responsabile degli enti locali Gianni Teodoro, «costituiscono l'ennesimo atto di una commedia che rischia di trasformarsi in farsa. Come pure il tentativo di Mascia di schivare la responsabilità politica della gravissima crisi divampata nel suo partito e nel centrodestra costituisce il segno tangibile della mancanza di leadership politica di un sindaco, che ha già da tempo abdicato al suo ruolo e all'impegno amministrativo per il quale ha ricevuto il consenso dei cittadini, tanto da aver portato la città sull'orlo del baratro e del declino economico, commerciale, infrastrutturale, sociale e culturale». «Per questa ragione», hanno concluso, «continuiamo a chiedere al sindaco Mascia di assumere il coraggio di dimettersi per dimostrare di amare ancora questa città».

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