«Pensavo di smettere ora gioco in Nazionale»

La forza di Fragassi: dopo un incidente, il riscatto e la conquista della serie A con il Montesilvano. «Che orgoglio giocare con Junior nella mia città»

MONTESILVANO. Per uno che, a 14 anni, esordisce nel campionato di Eccellenza sembra quasi già scritto un futuro da calciatore. Ma un attimo può cambiare un destino: «Proprio quando stavo per andare a giocare con il Giulianova, ho avuto un brutto incidente stradale e mi sono rotto la caviglia. Siccome il dolore non passava mai, ho pensato che di sicuro non sarei mai più diventato un calciatore e che avrei potuto continuare a giocare a pallone soltanto con gli amici». E invece capita che in una notte di mezza estate un brasiliano che si chiama Ivan Alves Junior, un mostro del futsal in serie A anche a 40 anni, si presenta a un torneo di calcio a 5, si accorge di quel talento che corre in campo e decide di non farsi i fatti suoi: spiffera tutto a Fulvio Colini, un allenatore che sta al calcetto come un pesce sta al mare e che non si lascia sfuggire l’occasione. «Così, in pochi giorni mi sono ritrovato ad allenarmi con il Montesilvano in serie A». Ma la storia di Andrea Fragassi, giocatore del Montesilvano che tra brasiliani, argentini e spagnoli è davvero di Montesilvano, continua ancora: «Al mio primo anno di serie A», racconta, «abbiamo vinto lo scudetto e poi la Champions League. Vincere con la maglia della propria città, una divisa che fin dal primo giorno mi sono sentito cucito addosso, è emozionante». Adesso, la storia a lieto fine potrebbe anche concludersi qui e invece non è affatto così perché, dopo il Montesilvano, arriva pure la chiamata in Nazionale: è di due settimane fa l’ultima convocazione per il Main-round di qualificazioni agli Europei 2014 giocato a Bari: «Non è la prima volta che vado in Nazionale», dice Fragassi, «ma questa è stata la prima in partite che contano davvero. Abbiamo vinto facilmente perché ci siamo impegnati al massimo. La maglia azzurra è il massimo per un calciatore».

Fragassi è più di un giocatore di calcio a 5: con la sua carta d’identità, è un simbolo che grida che anche gli italiani possono farcela. «Sicuramente questo è uno sport in cui gli stranieri prevalgono ma noi italiani ce la stiamo mettendo tutta per farci notare», assicura lui, «da loro dobbiamo imparare ancora tanto e io lo faccio tutti i giorni. Quando avremo imparato tutto, i nostri settori giovanili saranno di alto livello e potremo dire la nostra fino in fondo in tutte le competizioni. Ma il cambiamento è già iniziato: basti pensare che, adesso, la Nazionale è formata da 7 italiani e da 7 oriundi mentre prima questo era impensabile e c’erano quasi soltanto stranieri».

Quando non è in campo, Fragassi è uno studente di Scienze motorie all’università dell’Aquila: «Vorrei che il mio lavoro restasse nell’ambito sportivo», dice, «magari l’allenatore di calcio a 5». Ma ora il campo viene prima di tutto: insieme a quello stesso Junior di una notte di mezza estate, Fragassi allena i bambini e i ragazzi del Città di Montesilvano. «Io sono il vice allenatore e preparatore dei portieri. Stiamo cercando di costruire un buon settore giovanile e grazie a una trentina di bambini e ragazzini questo progetto sta andando avanti con buoni risultati. Speriamo di continuare e magari scoprire anche qualche talento locale».

A 27 anni, Fragassi ha giocato insieme ai calciatori più forti del mondo: «I migliori? La lista sarebbe lunghissima, ma giocare insieme al portiere Stefano Mammarella, eletto due volte più forte del mondo, è un onore. Poi, c’è Junior, quello che tutti i giocatori di calcio a 5 vorrebbero essere: arrivare a 40 anni, giocare e fare sempre la differenza è davvero il massimo. Inoltre, i miei allenatori, Colini e Antonio Ricci, sono grandi tecnici che mi hanno insegnato tutto. E adesso? Voglio fare ancora tanta strada». E a Montesilvano è possibile: «Il movimento del calcetto sta crescendo e tre squadre pescaresi in serie A lo dimostrano. E poi ci sono squadre decennali come l’Unicentro di Montesilvano, il Loreto che sta facendo una stagione grandissima anche con i giovani, il Cus Chieti che è sempre presente. Se uno ha qualità, l’Abruzzo offre le possibilità per esprimersi al meglio».

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