Pensioni d’oro a cinquecento abruzzesi 

I dati Inps svelano il numero degli assegni oltre i 5mila euro (le donne sono 20). Ma la maggioranza non arriva a mille euro

PESCARA. Se dovesse andare in porto il taglio alle “pensioni d’oro” promesso dal governo guidato da Giuseppe Conte, l’Abruzzo potrebbe contribuire con i suoi cinquecento “paperoni”. Sull’intera platea di 424.488 assegni pensionistici, infatti, 501 superano la fatidica soglia: lo 0,1 per cento del totale. Per il resto, di pensioni, in Abruzzo, si campicchia.
LA CLASSIFICA. I dati forniti dall’Inps regionale relativi alle pensioni vigenti al 1° gennaio 2018, sono fin troppo chiari. I numeri più alti li troviamo nella fascia tra 249 e 999 euro lordi al mese. Assegni bassi e bassissimi, che in molti casi, però, risultano determinanti per dare sostanza al reddito di famiglie destinate altrimenti a scivolare sotto il reddito di povertà.
La classe di reddito più numerosa è quella tra i 500 e i 749 euro al mese (sono 170.774), seguita dalla classe tra 250 e i 499 euro al mese (87.952) e da quella fino a 249,99 euro mensili. Segue la classe di reddito tra 750 e 999 euro al mese. In totale si tratta dei quattro quinti dell’intera platea di pensionati (per la precisione l’81,4 per cento). Certo, alcuni di loro possono incassare più di un assegno, ma si tratta di una minoranza.
Interessante il confronto tra sessi. Gli uomini sono naturalmente in maggioranza nella colonna delle pensioni di vecchiaia (114 mila contro 87 mila), e sono in forte maggioranza nelle pensioni d’oro (solo 20 donne superano i 5mila euro sul numero totale di 501, e di queste due godono della pensione di reversibilità). Ma è proprio sulla reversibilità che le donne si prendono la rivincita grazie alla maggiore longevità: sono appena 10.782 i maschi che prendono la reversibilità, e ben 82.868 le donne. Anche in questo caso il grosso degli assegni è sotto i mille euro.
CANTIERE RIFORMA. Intanto proseguono i lavori nel cantiere della riforma previdenziale. Il governo sta valutando l’ipotesi di attuare dal 1° gennaio 2019 la quota 100, tarata sulla combinazione di 64 anni di età e 36 di contribuzione. Si prevedono invece tempi più lunghi per attuare il canale di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Da chiarire se per la quota 100 sarà consentito ai lavoratori con carriere miste di cumulare la contribuzione mista. Un dettaglio che potrebbe ridurre ulteriormente le platee dei lavoratori.
Sarebbe anche pronta una proroga dell'opzione donna oltre il 2015, probabilmente già nel testo della legge di bilancio per il 2019. Non si sa ancora se resteranno in vigore gli attuali requisiti (57 di età e 35 anni di contributi) oppure se ne saranno fissati altri superiori. La proroga avverrà sulla base delle risorse avanzate rispetto allo stanziamento della legge di bilancio per il 2016.
Incerto invece il destino dell'Ape sociale che la Lega vorrebbe abolire ma che danneggerebbe le categorie sociali più deboli come disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose e la disponibilità all'approvazione di una nona salvaguardia pensionistica per ulteriori 6 mila lavoratori.