PERDE(R)STINATI (DESTINATI A PERDERE)

Racconto in gara per la quinta edizione del concorso letterario “Montesilvano scrive”. Clicca sui tasti di condivisione per votarlo

IL CONTEST Tutti i racconti in gara
IL REGOLAMENTO Partecipa anche tu

Silenzio..silenzio e polvere attraversano ancora una volta la stessa strada per poi dipingere il medesimo scenario che unisce orrore,vita e spleen: desolazione.Cosa potrà mai, infatti,aiutare questi muri a rivedere la luce se anche il sole ha deciso di non sbirciare più tra questi luoghi? La risposta è ignota,o probabilmente fredda, desolata.E’ come se la globalizzazione vivesse una regressione continua: un progresso all’incontrario che dal particolare va’ all’universale;dall’individuo in difficoltà all’inevitabile crisi della società.Quindi inevitabilmente riemergono i “lunghi trasporti funebri che sfilano nell’anima vinta” di Baudelaire e le “stagioni all’inferno” di Rimbaud,riaffiorano a distanza di anni ma sono sempre più attuali;si potrebbe quasi rinominare la nostra stessa esistenza come “Una vita all’inferno”.L’ottica da ciò nascente è una misera voglia di fuga,un esotismo che riporta alla primitività l’uomo stesso, una concezione che rifiuta l’ottimismo anche se poi in fondo lo invoca..come in un “naufragio estetico” leopardiano.Più volte mi chiesero di analizzare ciò che la realtà mi presentava ed io più volte non risposi.Erano alunni,minoranza innocente di una società troppo cruda per loro;minoranza in parte,perché poi sarà la maggioranza del futuro.Ma quale futuro?Non ho mai detto loro cosa pensavo per paura di deluderli,è bello vederli assorti nei loro sogni,illusi..come piccole cimici che vanno a ficcarsi dentro una lampadina: più vivono più si avvicinano al caldo della luce,che corrisponde inequivocabilmente alla loro morte;o forse non ho mai detto nulla perché anche io,illuso più di loro,spero che un domani le cose possano cambiare,che saremo noi a cambiare il domani e non il domani a cambiare noi..spero..proprio come loro,sono anch’io una piccola cimice che sbatte contro la luce di un’assurda lampadina senza forza né colore.Eppure vorrei essere chiaro o forse non voglio.A volte penso fortemente che aveva ragione Rosso quando diceva che per alcuni “sarebbe stato meglio non nascere”,in fondo,non siamo altro che un piccolo anello di una enorme catena che sbatte contro la ruota della sua bicicletta;un gruppo di geni borghesi scaraventati su un’isola piena di cannibali;siamo una generazione che sogna senza mai dormire e questo è un male..Siamo ahimè ,per quanto io odi le concezioni necessitaristiche,frutto di un complotto metafisico che comunemente chiamiamo destino.E il destino della nostra generazione è quello di non trovare mai pace.Siamo destinati a perdere.Non esiste una gazzella che scappa ad un leone perché è più forte di lui;non esiste una cimice che non si scontra contro un muro più volte prima di fermarsi,non esiste uomo che sfugge al suo destino.Riassumendo tutto in una parola?Perde(r)stinati; questo vorrei dire ai miei ragazzi,o forse no.Tuttavia aggiungerei che se siamo la generazione del “naufragio estetico” non possiamo non cercare una via alternativa,un escamotage che ci permetta di affrontare la nostra “vita all’inferno” con almeno un po’ di dignità degna di riconoscenza.Quindi inviterei tutti a cercare di godere anche nel male;è possibile,a volte,provare voluttà anche nella sofferenza.E’ assurdo come due colori così apparentemente simili come lo scuro del vino tinto e l’oscuro della notte fonda vadano a segnare due percorsi paralleli ma chiaramente dissimili.E’assurdo anche che uno di noi, un perdestinato,ogni tanto possa vincere all’interno della sua sconfitta,come anche è strano che l’oscuro della notte e lo scuro del vino possano convivere eppure qualche volta lo fanno.Spesso infatti capita che la notte non basta al vino..ma qualche volta è il vino che non basta nella notte...

©RIPRODUZIONE RISERVATA