Pescara, Alessandrini ci ripensa ancora: via Diodati, resta Civitarese 

Ennesimo dietrofront del sindaco dopo un vertice notturno con D’Alfonso e i vertici del Pd. Teodoro assessore con dieci deleghe. Diodati su Facebook: «Città nelle mani di un sindaco che brancola nel buio»

PESCARA. Sarà Giuliano Diodati e non più Stefano Civitarese ad uscire dalla giunta. L’ennesimo dietrofront del sindaco è stato confermato ieri pomeriggio dagli interessati. E ora il via libera alla nomina di Gianni Teodoro appare scontata. Il futuro assessore avrà una decine di deleghe, alcune delle quali di peso. Con lui entrerà in giunta anche la consigliera del Pd Simona Di Carlo, al posto dell’assessore Laura Di Pietro.
Le voci di un possibile ripensamento di Marco Alessandrini, sull’uomo da sostituire in giunta per far entrare Teodoro, sono cominciate a circolare in mattinata lasciando increduli esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Tutti davano ormai per scontata l’uscita di Civitarese. Una soluzione che, però, ha suscitato clamore e proteste risentite del mondo accademico, dell’Istituto di urbanistica, dell’associazione costruttori e, persino, della federazione degli amanti della bicicletta. Tutti schierati a difesa dell’assessore Civitarese.

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Ma il ripensamento del sindaco sarebbe maturato la notte prima. Indiscrezioni raccontano di un incontro tra Alessandrini, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, i segretari Pd Marco Rapino e Moreno Di Pietrantonio, il capogruppo dei democratici Marco Presutti in cui, dopo un’attenta analisi della situazione politica, sarebbe emersa di nuovo la scelta di Diodati. Lo stesso Diodati che, dopo essere stato indicato inizialmente come capro espiatorio per far posto a Teodoro, aveva ricevuto rassicurazioni dal sindaco che non avrebbe lasciato la giunta. Diodati, fino a ieri mattina, era talmente sicuro di rimanere assessore che, durante una cerimonia a San Silvestro, ha dichiarato alla stampa: «Come vedete, sono regolarmente al lavoro anche perché non avevo ricevuto mai nessuna comunicazione diversa e quindi proseguo la mia opera. Ora, mi sto preoccupando dei prossimi atti amministrativi che dovranno essere presentati non solo in giunta, ma anche in consiglio». Adesso si attende la dura reazione del gruppo dei dimatteiani, di cui Diodati fa parte, che aveva già minacciato precedentemente di abbandonare le maggioranze in Regione, Provincia e Comune.

Diodati, appresa la notizia nel pomeriggio di ieri, questa mattina ha rilasciato una dura dichiarazione sulla sua pagina Facebook: «Il mio percorso in Comune si è concluso oggi nel peggiore dei modi. L'epilogo al termine dell'ennesimo incontro con il sindaco Alessandrini e con un partito malato di una schizofrenia ormai sotto gli occhi di tutti. In questi anni, dopo essere stato eletto dal popolo ho cercato di amministrare con serietà, dedizione, passione per Pescara, ascoltando tutti i cittadini senza mai risparmiarmi». «Credo - prosegue - di aver dimostrato capacità di governo con obiettivi chiari, azioni mirate e numeri per spiegare concretamente i risultati ottenuti. Un politico deve rendere conto dei risultati delle sue azioni. Noi stiamo assistendo ad un esempio di abdicazione della politica, in cui si sta confondendo il ruolo del tecnico con quello di politico. L'organo collegiale di governo cioè la giunta, secondo la logica e il principio di democrazia, deve essere formata con persone elette dal popolo. Ma per il Pd non conta essere stati eletti, né contano serietà lavoro e concretezza di risultati, a questo partito non interessa la parola democrazia, cioè governo voluto dal popolo, la più alta forma di libertà che gli elettori possono esprimere attraverso la loro scelta che dovrebbe restare sovrana». «Questo - sottolinea - è un partito in forte contraddizione, che sta guidando una grossa macchina con migliaia di passeggeri che oggi più che mai hanno assoluta necessità di sentire che il volante è saldamente nelle mani di qualcuno che sa quello che fa. Questa città è purtroppo nelle mani di un sindaco e di una classe dirigente che ben poco riconosce al popolo e che brancola nel buio. La stessa dirigenza che mi ha buttato fuori indegnamente, dando uno schiaffo a tutti coloro che in questi due anni e mezzo hanno condiviso e avviato insieme a me progetti utili alla città. In questo momento si alternano sentimenti di amarezza e rabbia; dopo i giorni dell'illusione e delle polemiche speravo di poter proseguire il mio lavoro. Lavoro oggi interrotto bruscamente contro gli interessi di Pescara. Questa decisione avrà sicuramente delle conseguenze e non lascerà indifferenti coloro che con me hanno cercato di portare avanti gli ideali di democrazia e di rispetto dei cittadini. Grazie a tutti coloro che mi hanno affiancato e a chi mi ha manifestato vicinanza e stima». . «Saprete tutto tra un paio di giorni». Ora la partita del rimpasto sembra quasi chiusa. A Teodoro sono state già assegnate le deleghe. Avrà la polizia municipale, il contenzioso, il patrimonio, il demanio, il demanio marittimo, l’occupazione del suolo pubblico, la protezione civile, l’associazionismo. Forse anche il verde. Le deleghe di Diodati al bilancio, finanze e tributi, dovrebbero essere assunte ad interim dal sindaco. Ma, prima di dare il suo assenso definitivo alla nomina ad assessore, Teodoro vuole attendere l’esito di un nuovo incontro con D’Alfonso, il quale adesso teme seriamente le contromosse di Di Matteo sul piano regionale.
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