Valentino Terenzio

Pescara dà l'addio a Valentino Terenzio, artigiano vecchio stile

È morto a 89 anni il titolare della omonima Tipografia di via dei Bastioni. Il figlio: era un compositore come non ce ne sono più

PESCARA. Era un tipografo vecchio stile, un compositore come non ce ne sono più. Ha trascorso una vita nella sua tipografia, di fronte al mercato coperto, coltivando fuori da quell’attività la sua passione per lo sport. E ieri se n’è andato per sempre. Valentino Terenzio, 89 anni da compiere tra pochi giorni, è morto nella casa dove è nato, a Colle San Donato. Al suo fianco ha avuto fino all’ultimo la moglie Emma e i figli Elisabetta e Peppino: sono loro due, ormai da anni, a gestire l’attività anche perché Terenzio «non si era mai adeguato alle nuove tecnologie e al digitale», spiega Peppino.

Aveva cominciato a lavorare come dipendente, nel settore delle tipografie. «Era stato prima da Duval, in via Savonarola, poi da Tontodonati, in via Trento. Poi, correva l’anno 1958, l’apertura di una attività tutta sua, in via dei Bastioni, «dove si trova ancora oggi», dice sempre il figlio di Terenzio ricostruendo la vita professionale del padre. «È una piccola tipografia artigianale», prosegue, ma in passato era più grande e «negli anni ’70 aveva 15 dipendenti al servizio. Era un compositore, ricordo che creava manifesti e locandine» e tra gli aneddoti che affiorano in queste ore Peppino parla di «quella volta in cui stampò un lavoro a quattro colori con la pedalina, e posso assicurare che era un’impresa». Una quindicina di anni fa, per motivi di salute, Terenzio si è allontanato dalla tipografia, che dieci anni fa è stata dichiarata “Attività storica” dal Comune. Ma ha sempre mantenuto «la sua autonomia e si muoveva tranquillamente in auto». «Era una persona brillante, socievole, un galantuomo. Ha vissuto a 360 gradi», prosegue Terenzio sottolineando l’amore per lo sport del padre, vissuto su più fronti. «È stato componente del comitato organizzatore del Trofeo Matteotti per venti anni, era un dirigente della pallacanestro e ha sempre frequentato il palazzetto. Era un grande tifoso del Pescara, seguiva la squadra anche in trasferta, e poi adorava la Fiorentina e per assistere alle partite si spostava a Firenze». Era una «presenza costante e discreta dietro il canestro, elegantemente appoggiato alle balaustre, sguardo sornione ed eterna sigaretta tra le dita», scrive di lui su Facebook Ennio Balducci che lo definisce «fratello di basket e di vita». E aggiunge: «Ha regalato tanto del suo tempo alla passione per il basket Libertas, sottraendolo spesso agli altri due amori della sua vita, la famiglia ed il lavoro nella storica tipografia. Con lui scompare un pezzo della pallacanestro pescarese che fu, dove dirigenti come lui insegnavano prima a vivere poi a vincere, e un protagonista della storia di Portanuova. Ma soprattutto un esempio di vita per coloro che gli sono stati accanto». I funerali oggi, nella cattedrale di San Cetteo, alle 15.30. ©RIPRODUZIONE RISERVATA