Pescara, D’Amario e Cetrullo indagati per il palazzo dell'Asl

L’accusa per il manager, per l’imprenditore e per due tecnici: bando sospetto. L’immobile è stato comprato a 900 mila euro e rivenduto a 2,8 milioni di euro. Perquisizioni negli uffici e nelle case

PESCARA. Perquisizioni nella sede amministrativa della Asl e nelle abitazioni, portando via documenti ma anche telefoni e computer. Il palazzo in via Rigopiano acquistato dalla Asl da un imprenditore a un prezzo considerato anomalo finisce ancora in procura e, ieri mattina, i poliziotti hanno perquisito la sede della Asl consegnando, come atto dovuto, 4 avvisi di garanzia al direttore generale della Asl Claudio D’Amario, all’imprenditore Ermanio Cetrullo, al dirigente tecnico dell'ufficio Gestione del patrimonio della Asl Vincenzo Lo Mele e al responsabile unico del procedimento Luigi Lauriola. Per i quattro, l’ipotesi di reato è di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Seconda inchiesta con 4 indagati. Il caso del palazzo della Asl continua ad attirare l’attenzione degli inquirenti che stanno cercando di ricostruire se dietro la vendita ci siano o no delle anomalie e se i bandi, l’aggiudicazione e il prezzo abbiano seguito una procedura lineare o no. Sono queste le domande al centro dell’indagine della Squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana, coordinata dal pm Anna Rita Mantini, sul “palazzo d’oro”: la struttura in disuso comprata nel 2012 a 900 mila euro dall’imprenditore Cetrullo, titolare della società Pmc e nipote del parlamentare del Psdi Aldo Cetrullo, e rivenduta due anni dopo attraverso un bando alla Asl al triplo del prezzo, ovvero 2,8 milioni di euro. Un “affare” che aveva già attirato le proteste dei politici con l’insolita coppia formata dal consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari e dal consigliere regionale di FI Lorenzo Sospiri che avevano gridato all’inutile esborso di soldi. Un esposto di Pettinari aveva, inoltre, già dato il via a una prima inchiesta su quell’«anomala plusvalenza»: il fascicolo del pm Mirvana Di Serio senza indagati e con le ipotesi di truffa e di abuso ma per cui lo stesso pm ha chiesto l’archiviazione che deve essere accolta dal gip. Ma le indagini sono virate e attorno al palazzo ha preso vita un’altra inchiesta che vuole fare luce sull’appalto, partendo sempre da quel prezzo ritenuto sospetto. Per questo motivo la domanda centrale che si pongono gli investigatori è cercare di capire se il bando poi aggiudicato da Cetrullo sia stato fatto ad hoc per l’imprenditore oppure sia regolare.

L’appalto e il prezzo. L’esigenza della Asl, come aveva spiegato più volte D’Amario, era nata dalla possibilità di un investimento in un immobile dove trasferire gli uffici per abbattere i costi. «Gli uffici amministrativi», aveva spiegato il manager, «dovranno accorparsi e non sussistono alla Asl locali idonei». Per trovare l’immobile giusto sono stati necessari due bandi, il primo del 16 maggio 2014 e il secondo del 21 luglio: al primo erano arrivate due offerte non reputate rispondenti ai requisiti e al secondo altre due di cui una era stata esclusa perché arrivata con 21 minuti di ritardo. Era rimasta quindi solo quella della Pmc con una valutazione dell’immobile a 3,3 milioni di euro secondo una stima dell’Agenzia delle entrate, poi scontata di 500mila euro. La Asl ha quindi sborsato 2,8 milioni di euro per un immobile di 4 piani, in disuso da molti anni che Cetrullo aveva pagato 900 mila euro nel 2012 in base alla perizia, certificata dal tribunale, che diceva che l’immobile era «in abbandono e palese stato di fatiscenza». Due anni dopo, la perizia dell’Agenzia delle entrate ha detto invece che lo stesso immobile valeva oltre 3 milioni di euro. E’ sui passaggi del bando che, adesso, gli investigatori lavoreranno per capire se sono presenti o no anomalie.

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