Pescara, draga contro il Ponte de mare Il comandante: "E’ stato errore umano"

Parla Samuel Tiozzo, al timone dell'ìimbarcazione con a bordo la gru che ha danneggiato il Ponte del mare: il pericolo c’è stato ma non sono fuggito, non ho abbandonato lo scafo

PESCARA. «È stato un errore umano, c'è poco da dire». Scrolla la testa amareggiato Samuel Tiozzo, il comandante della Cobra, la draga di proprietà della cooperativa San Martino di Chioggia, che sta effettuando i lavori di scavo del porto in subappalto alla Sidra, la ditta vincitrice dell’appalto da 200mila metri cubi di sedimenti. «Per fortuna non si è fatto male nessuno», aggiunge amareggiato Tiozzo, «i danni li abbiamo avuti solo noi. Avevamo in quel momento mollato gli ormeggi dalla banchina sud per navigare in direzione del porto. Dovevamo prendere le attrezzature necessarie a eseguire i carotaggi. Durante la navigazione è difficile che qualcuno di noi resta nella stiva, anche se il pericolo c’è stato. Ma non sono fuggito e non ho lasciato lo scafo».

Sull’incidente di ieri mattina ironizza, a caldo, il sindaco di ieri Luciano D’Alfonso, il deus ex machina che ha voluto la costruzione dell’avveniristico cavalcavia ciclopedonale che unisce il lungomare nord e sud del capoluogo adriatico. Dice che «non riusciranno a demolirlo né i corvi e né i pipistrelli» e che il suo «non è mai stato un progetto demolitore». E mentre il primo cittadino di oggi Luigi Albore Mascia non digerisce «il commento fuori luogo» e già pensa «alla riapertura nel più breve tempo possibile di uno dei luoghi identitari di Pescara», il suo vice Berardino Fiorilli ricorda i dubbi sollevati nei momenti precedenti all’inaugurazione del Ponte del Mare. «Non è sicuramente questo il momento delle polemiche», si lascia andare Fiorilli, «ma è difficile non ricordare come, quando il ponte venne costruito, ci eravamo permessi di osservare, con Gianni Papponetti, che le due campate erano troppo basse rispetto alle esigenze del porto di Pescara, pensando proprio al transito di una nave più grande o di una draga». «Oggi il nostro obiettivo principale», spiega Albore Mascia, «deve essere quello di riaprire il più in fretta possibile il ponte alla libera fruizione, perché quella struttura fa oggi parte del tessuto cittadino e non intendiamo tollerare un'altra cicatrice aperta sulla città».

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