Pescara, dragaggio finito ma il porto è inagibile C’è una barriera di sabbia da smaltire / Le foto

Sedicimila metri cubi sono abbandonati da mesi lungo la banchina di levante, eppure il dragaggio è terminato

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PESCARA. L’ultima beffa del dragaggio è una barriera di 16 mila metri cubi di sabbia pulita, adeguatamente analizzata e pronta all’uso, ma lasciata a decantare da mesi lungo la banchina di levante. Il cantiere della Sidra - la società che ha portato a termine lo scavo di 300 mila metri cubi di sedimenti per una spesa di 13 milioni di euro - è ancora in piedi, anche se i lavori sono terminati in via ufficiosa da qualche giorno. In attesa del collaudo definitivo per valutare l’operatività del porto, non è possibile stabilire con certezza i tempi per la ripresa dei traffici petroliferi e commerciali.

Manca all’appello, infatti, l’autorizzazione del Comune a rimuovere quei sedimenti di colore ocra brillante che dovranno essere utilizzati per il tanto atteso ripascimento delle spiagge assottigliate dall’erosione. Al contrario le amministrazioni vicine di Città Sant’Angelo e Francavilla hanno già dato l’ok al prelievo della quantità di sabbia destinata a dare nuova linfa ai rispettivi arenili. Martedì mattina, negli uffici della Direzione marittima, è stata convocata una riunione per cercare di tirare le somme sulla delicata questione del dragaggio del porto.

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Presenti il comandante in seconda Antonio Catino, il direttore dei lavori Enrico Bentivoglio, gli imprenditori Sabatino Di Properzio e Giuseppe Ranalli e alcuni delegati del ministero delle infrastrutture, della Sidra e dei vigili del fuoco. L'ordinanza che sancisce la fine dei lavori di scavo dei fondali e la relativa autorizzazione alla navigabilità del porto commerciale è stata emanata in serata, con l’impegno a pubblicarla anche sul sito della guardia costiera. Ma la chiusura del cantiere non convince gli operatori commerciali, che tornano a chiedere ai rappresentanti delle istituzioni tempi certi e impegni a breve scadenza.

«Il ritorno della Snav è solo uno spot da campagna elettorale», sbotta Di Properzio, titolare della più grossa azienda di idrocarburi del Pescarese, costretto da quasi due anni a rinunciare al rifornimento di gasolio e benzina via mare a causa del porto insabbiato, «la verità è che attualmente lo scalo risulta inagibile fino a data da destinarsi. La banchina sud è interamente occupata da colline di sabbia, dai macchinari e dalle attrezzature della Sidra. In queste condizioni noi non possiamo lavorare e non possiamo procedere a programmare una ripresa dei traffici marittimi».

I 16mila metri cubi di sabbia pulita, già analizzati dall’Arta, sono il risultato della separazione granulometrica tra il limo e i materiali non inquinati prelevati dai fondali, mescolati a una quantità di sabbia pulita depositata in una zona definita del porto. In base a quanto emerso nel corso del vertice operativo con la Direzione marittima, al momento la profondità del porto cittadino sembrerebbe tornata a 5 metri, così come confermato nel corso della prova di agibilità portata a termine nelle scorse settimane dalla motonave russa Assia. Ora bisognerà attendere il collaudo e poi il completamento delle opere mediante il posizionamento di alcuni cuscinetti di pietriccio tra la zona dragata e quella dove non ci sono stati i lavori, in modo da frenare l’avanzamento della sabbia da nord.

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«Anche questi materassi di cemento armato», sottolinea Di Properzio, «sono ammucchiati sulla banchina commerciale impedendoci di lavorare. Ci hanno detto che nelle prossime settimane si dovrà smantellare il cantiere e togliere la sabbia, ma al momento non abbiamo alcuna certezza. Il Comune di Pescara si era impegnato a usare la sabbia pulita entro gennaio, ma stiamo a marzo e tutto tace. Nel frattempo, i sindaci di Città Sant’Angelo e Francavilla hanno già autorizzato il ripascimento. Non capiamo davvero Mascia che cosa stia aspettando: invece di fare spot da campagna elettorale annunciando il ritorno della Snav, risolvesse prima questo problema».

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