Pescara, ecco le piste ciclabili tra sprechi e pericoli

A Fosso Grande 500 mila euro di lavori ma il tracciato finisce contro un muro. Viaggio fra incompiute e degrado mentre la città soffoca

PESCARA. C’è quella che finisce contro un muro dopo appena un chilometro anche se è costata quasi 500 mila euro; c’è quella chiusa con un cancello di ferro da quasi un anno perché non ci sono i soldi per aggiustare le travi di legno distrutte; c’è quella pagata da un’impresa e donata alla città ma abbandonata ancora prima di essere inaugurata; c’è quella senza ciclisti e in mano ai tossicodipendenti anche di giorno; c’è quella che è solcata di crepe un anno dopo i lavori di restauro e rischia già di crollare. Benvenuti nella Pescara delle piste ciclabili: mentre la città soffoca nello smog, i percorsi per i ciclisti cittadini – in media 3 mila persone al giorno usano la bici quotidianamente – raccontano storie di sprechi e pericoli.

Contro un muro. A cominciare da Fosso Grande: una pista ciclabile vecchia di 20 anni e mai usata: un record. I lavori cominciarono nel 1996 all’epoca dell’ex sindaco di Forza Italia Carlo Pace per collegare il ponte di via Francia, tra Pescara e Villa Raspa di Spoltore, con il lungofiume passando accanto al canale di Fosso Grande. Dal 1996 a oggi, nonostante i lavori finiti e costati 845 milioni di vecchie lire, la pista ciclabile è ancora un’incompiuta: soltanto due mesi fa, con l’apertura del ponticello di legno, il Comune ha tagliato quintali di vegetazione selvaggia ma ormai il tracciato in betonelle è diventato un percorso a ostacoli a causa di 20 anni di dimenticanza. Una pista ciclabile nata senza un’entrata e senza un’uscita: adesso, con l’ingresso del ponticello, è “soltanto” senza uscita. Infatti, il tracciato finisce contro un muro: sembra incredibile ma il grande obiettivo di arrivare fino al parco fluviale del lungofiume (un’altra opera finora rimasta sulla carta) muore dopo appena un chilometro. Una pista ciclabile che non porta da nessuna parte. E almeno per adesso, forse, è meglio così: il percorso, distrutto in più punti, è quasi un pericolo per i ciclisti: in un tratto le betonelle non ci sono più; in un altro il cemento è spaccato e le ruote delle bici finiscono nel fosso; un ponticello di legno è marcio ed è sul punto di crollare dentro Fosso Grande.

Fosso Grande, la ciclabile finisce contro un muro
Le ruote finiscono in trappola nel cemento spaccato. E va già bene perché in alcuni punti non c'è traccia di betonelle e si passa nel fango. La beffa però arriva quando si ci deve fermare perché la pista ciclabile finisce contro un muro. Il tutto in appena un chilometro (vido di Giampiero Lattanzio)

Stop sul ponte. Un altro esempio di pista ciclabile tra spreco e degrado è al parco fluviale: anziché aggiustare le travi di legno marce, la Provincia ha chiuso da quasi un anno il ponte che collega la pista ciclabile di via Fonte Romana con quella del lungofiume. Non ci sono i soldi, è la giustificazione ricorrente: così per evitare le incursioni di ciclisti e pedoni, è stato montato un cancello.

Crepe sull’asfalto nuovo. In via Fonte Romana i lavori del nuovo asfalto per le bici sono stati fatti un anno e mezzo fa e la strada, su cui passano solo bici e persone, è già solcata dalle crepe: non sono fessure, le crepe sono larghe fino a 5 centimetri e profonde quasi un metro. È segno che il rilevato di terreno sui cui la pista è stata costruita sta cedendo.

Pista regalata e chiusa. Sul lungofiume c’è un altro monumento all’incuria: è chiusa la pista ciclabile realizzata da un’impresa, la Fater, e donata alla città: un regalo che sembra non gradito da Provincia e Comune visto che, da due anni, l’opera è stata abbandonata e ora è una discarica a cielo aperto. Una pista ciclabile regalata e abbandonata ancora prima di essere inaugurata: un esempio di pubblica amministrazione degli sprechi perché, adesso, chi pagherà i lavori necessari per rimettere in ordine il percorso?

Siringhe. I ciclisti hanno paura di percorrere la pista ciclabile del parco fluviale tra la golena sud e il ponte delle Libertà, attualmente ridotta per il cantiere del ponte Nuovo all’ex Camuzzi: sulle panchine ci sono soltanto tossicodipendenti che spacciano e si iniettano le dosi alla luce del sole. Un progetto fallito sul nascere quello del parco fluviale ideato dall’allora presidente Pd della Provincia Pino De Dominicis: i vandali hanno distrutto tutto e anche una casa in legno per le associazioni è finita incendiata: altri soldi buttati.

In centro tra le auto. Al centro della città, la pista ciclabile di via Firenze, inventata nel 2004 durante la prima giunta D’Alfonso dall’allora assessore al Traffico Armando Mancini, l’attuale direttore generale della Asl, è sparita: le linee gialle sull’asfalto non ci sono più e nessuno pensa di rifarle. In compenso si punta sulle nuove piste ciclabili: in via De Gasperi c’è il percorso che si restringe per gli alberi e per il marciapiedi; in viale Regina Margherita, la pista blu che corre contromano viene invasa dalle auto in transito; in via D’Annunzio, regna il parcheggio selvaggio e i ciclisti sono obbligati a fare lo slalom. Il prossimo cantiere riguarderà via Muzii: via 15 posti auto.

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