Pescara, fermo pesca a settembre: gli armatori in rivolta 

La proposta viene contestata dalla categoria: «Così si favoriscono i palangari». Convocato per sabato un incontro con i rappresentanti delle altre marinerie

PESCARA. La proposta del ministero è di far partire il fermo pesca, per lo strascico, il primo settembre e di far proseguire lo stop per 43 giorni. La risposta degli armatori pescaresi è chiarissima ed è un “no” tassativo perché l’avvio del fermo coinciderebbe con il ritorno il mare dei palangari. La categoria non vuole subire questa scelta restando a guardare per cui l’Associazione armatori, guidata da Mimmo Grosso, ha convocato i colleghi delle altre città, «da Rimini a Brindisi», per esaminare tutti insieme questa proposta e decidere il da farsi, «magari formulando una proposta alternativa». L’incontro è in programma sabato, alle 10, nei locali dell’Associazione Armatori Pescara “Giuseppe Gasparroni”.
La questione del fermo, spiega Mimmo Grosso parlando a nome degli armatori, è stata affrontata nei giorni scorsi in un incontro al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. «Nessuno ci ha interpellato», commenta polemicamente Grosso, «e non condividiamo che per la pesca a strascico il fermo cominci il primo settembre, quando i palangari tornano il mare. Questo vuol dire favorire i palangari perché quando ricominceremo a lavorare non troveremo più niente, dopo il loro passaggio. Qualcosa del genere lo abbiamo già subito per la Fossa di Pomo, quando siamo stati costretti a fermarci 13 mesi su decisione del Governo: il prodotto ittico era stato decimato. Qualcosa di simile sta accadendo ora: è stata riaperta la pesca del tonno e i croati hanno invaso la Fossa di Pomo con le tonnare mentre noi non possiamo andarci, non avendo più le quote. Abbiamo proposto, quindi, dei criteri per muoversi nella Fossa di Pomo, per tutelare il prodotto».
Per il fermo «bisogna individuare una soluzione equa, che accontenti tutti». Grosso ha già un’idea di una possibile soluzione, ma va condivisa con gli altri e soprattutto va formulata al ministero. «Sarebbe opportuno fermarsi dal 20 luglio al primo settembre mentre per le imbarcazioni piccole si dovrebbe pensare ad uno stop nel mese di gennaio, per questioni di sicurezza, consentendo la pesca nel mese di agosto, quando il mare è calmo. In questo modo non ci sarebbe carenza di prodotto ittico nel periodo estivo, in Adriatico». C’è poi il tema degli indennizzi per il fermo pesca. «Mancano all'appello», dice sempre Grosso, «i pagamenti del fermo per le annualità 2015 e 2016. Pare ci siano stati dei problemi burocratici ed è stato annunciato che il pagamento delle indennità alle imprese di pesca per il 2015 dovrebbe avvenire a breve e a seguire saranno erogate le indennità per il 2016, ma questo annuncio lo abbiamo già sentito più volte».
Anche su questo fronte gli armatori hanno qualcosa da dire. «Per il 2017 chiediamo uno stipendio garantito (1080 euro) per ogni dipendente, mentre fino ad ora l’indennità è stata pari a 600 euro ciascuno, una miseria». Ed è un altro degli argomenti da trattare sabato.
Che si tratti di un argomento da affrontare e risolvere lo sanno bene i deputati abruzzesi Vittoria D’Incecco e Gianluca Fusilli che hanno firmato l’interrogazione parlamentare presentata da Laura Venittelli, per chiedere chiarimenti su «numerose questioni» relative al fermo biologico, tra cui il sostegno al reddito per il 2017, che crea «forti preoccupazioni».
«Con la legge di bilancio 2017», spiegano, «è stato istituito un Fondo di Solidarietà per il Settore Pesca ma ha una dotazione iniziale di solo un milione di euro a carico del bilancio dello Stato e prevede la contribuzione ordinaria, ripartita tra datori di lavoro e lavoratori nella misura, rispettivamente, di due terzi e di un terzo». Ai ministri Martina e Poletti i parlamentari chiedono di sapere «quali decisioni intendano assumere a tutela del reddito per le imprese e i lavoratori della pesca».
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