Pescara, gioco del suicidio: spunta una terza denuncia

Un 16enne di Pescara sarebbe stato salvato in extremis. E si moltiplicano le segnalazioni alla Polizia postale di genitori e scuole

PESCARA. I casi denunciati sono tre, a Pescara, ma le segnalazioni alla polizia postale sono molte di più. E crescono di ora in ora. È psicosi, ormai, sul Blue Whale (Balena blu, in italiano), il “gioco” autolesionistico che rischia di indurre al suicidio i giovanissimi protagonisti. L’aggancio dei ragazzini avviene on line e il percorso da seguire, che si snoda in 50 tappe, risulta pericolosissimo: è previsto, tra l’altro, che ci si sporga da palazzi, cornicioni, finestre. È probabile che i giocatori seguano le indicazioni di un “curatore” ma non si esclude che, invece, ci si debba semplicemente attenere a uno schema prestabilito, una specie di guida preconfezionata.

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La Polizia postale, coordinata da Elisabetta Narciso, ha ricevuto una terza denuncia, dopo le due dei giorni scorsi, e riguarda un ragazzino di circa 16 anni di Pescara che è entrato a far parte del “gioco”, come ha ammesso lui stesso, ma non è arrivato ad uno stadio avanzato. È stato scoperto e fermato e il suo telefonino è stato sottoposto a sequestro, esattamente come quelli di due giovanissimi che hanno all’incirca la sua età e sono finiti anche loro nella stessa trappola, al punto che per una è stato necessario il ricovero in ospedale, ad Ancona, mentre l’altro è stato bloccato da insegnanti e genitori dopo che si era tatuato la balena sul braccio. Le indagini sono in corso, coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale dei Minori dell’Aquila, e gli accertamenti della Polpost, che dovrebbero concludersi nel giro di poco, hanno essenzialmente due obiettivi, partendo dal presupposto che non è stata ancora accertata l’esistenza del gioco. Si punta a capire se a guidare tutto sia un curatore, cioè colui che indica ai giocatori le tappe da seguire e poi chiede conto dei vari step raggiunti.

La polizia vuole individuarlo e risalire alla sua identità. Se però non esistesse questa specie di tutor si dovrebbe risalire al vademecum con le istruzioni e capire chi lo ha creato e messo a disposizione degli adepti del Blue Whale. Nel frattempo, però, si sta anche cercando di rispondere alle tante segnalazioni che arrivano alla Polpost dopo un servizio della trasmissione televisiva “Le Iene”, che ha acceso i riflettori sul gioco e ha suscitato la curiosità dei più giovani. In molti hanno contattato la Polpost attraverso il sito internet www.commissariatodips.it o su Facebook, attraverso la pagina “Una vita da social”. Gli appelli lanciati agli esperti della Postale sono di vario genere: ci sono tanti dirigenti scolastici che sollecitano l’intervento a scuola della polizia per parlare del Blue Whale e mettere in guardia i giovani, ci sono genitori che ormai si preoccupano per un nonnulla e temono il peggio per i figli quando si allontanano per un paio di ore e ci sono ragazzini che vengono a sapere della volontà suicida di altri giovani, anche sconosciuti, e lanciano l’Sos temendo il peggio.

E tra gli appelli ricevuti ci sono anche quelli di gruppi di catechisti. «Cerchiamo di ridurre l’allarme sociale», dice Narciso assicurando che la Polpost sta lavorando su questo fenomeno. «Contattiamo chi ci scrive e ci occupiamo delle segnalazioni, che possono arrivarci anche in forma privata», aggiunge. Da ricordare che la Polpost si occupa dell’attività sui dispositivi informatici, su delega della Procura dei minori, e che ci si può rivolgere, se si ravvisa un reato, anche alla questura e alle stazioni dei carabinieri, per presentare denunce e far presenti fatti particolari. Tra i consigli della Polpost quelli per gli insegnanti, che «devono fare attenzione a ciò che accade a scuola» e quelli ai più giovani, che «devono lanciare l’allarme se sanno che qualcuno è coinvolto nel Blue Whale».

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