Pescara, i fanghi del porto non saranno usati per il ripascimento

Le analisi dell’Arta smentiscono il sottosegretario Improta. Resta il nodo dello smaltimento: spunta l’ipotesi vasca di colmata

PESCARA. Le analisi dell’Arta smentiscono il sottosegretario alle Infrastrutture Guido Improta: solo 5 mila metri cubi di materiali (su un totale di 200mila) ammucchiati sui fondali del porto possono essere utilizzati per il ripascimento del litorale. Su 129 campioni prelevati, 53 nella darsena e 76 nella cassa di colmata, solo una minima parte è composta per più del 90 per cento di sabbia e quindi può essere versata lungo una riviera già messa in ginocchio dall’erosione. Tutto il resto deve essere necessariamente trattato e ripulito in appositi impianti.

I risultati delle analisi dell’Arta (l’Agenzia regionale per la tutela ambientale) sono stati inviati al provveditorato interregionale alle Opere pubbliche e alla Sidra, la ditta vincitrice della gara d’appalto per dragare 200mila metri cubi di materiali. I nuovi dati smentiscono categoricamente quanto aveva dichiarato il sottosegretario Guido Improta nel suo terzo incontro in città: «Il 60/70 per cento dei sedimenti», aveva annunciato Improta di fronte ai rappresentanti delle istituzioni e alla marineria, «pari a 120 mila metri cubi, è classificato come materiale non trattabile, quindi compatibile con il ripascimento del litorale di Pescara, Ortona e Martinsicuro. Il piano per il ripascimento, che dovrà essere soggetto alla Valutazione d’impatto ambientale, prevede di destinare 50mila metri cubi di sabbia a Pescara, 40mila a Ortona e 30mila a Martinsicuro».

Il nodo dello smaltimento dei fanghi resta in piedi: nè la ditta vincitrice dell’appalto nè gli enti pubblici sono in grado di chiarire dove dovranno essere smaltiti i fanghi del porto di Pescara. «L’ipotesi venuta fuori al termine di una conferenza dei servizi», sottolinea il presidente dell’Arta Mario Amicone, «è di stoccare una parte dei fanghi nella vasca di colmata, che deve essere appositamente impermeabilizzata, in modo da non mischiare i vecchi materiali accumulati da 14 anni con i nuovi che si vanno a depositare. Ma per fare questo non occorreva neppure effettuare tutte queste analisi. È stato solo perso del tempo prezioso sprecando soldi pubblici». La cassa di colmata può contenere al massimo 100mila metri cubi di materiali, quindi metà dei sedimenti complessivi che dovranno essere dragati. «In queste condizioni», specifica Amicone, «il dragaggio potrebbe partire anche subito». La parte restante dei fanghi sarà trattata nelle 5 vasche di soil washing sistemate lungo la banchina, ma bisognerà aspettare i 45 giorni previsti dalla legge.

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