Pescara, il pesce scarseggia e pure i clienti: chiusa la metà delle pescherie

Quasi deserto il mercato ittico. Un venditore: «Tra neve, dragaggio e porto chiuso la situazione è seria». Il grossista La Selva: «Ci riforniamo da Civitanova, Ortona e San Benedetto, ma le barche sono poche»

PESCARA. Tre banconi aperti e una sola cliente. Alle 11 e mezza, in piena mattinata, il mercato ittico è un deserto. «Siamo la metà del solito», dice un venditore, «e da stamattina abbiamo fatto poco e niente. Ma è una settimana che è così. Tra neve, dragaggio e porto chiuso la situazione è nera. Anche perché i pochi che vengono spendono pure quattro soldi».

leggi anche: Porto chiuso a Pescara, niente lavoro per centinaia di marinai Fondali bassi e imbarcazioni bloccate, scoppia la protesta: «Adesso la politica ci deve rimborsare»

Comincia così, dal mercato ittico, il giro tra le pescherie della città prima di scoprire quello che ne è venuto fuori: di aperte ce ne sono meno della metà, perché di pesce ce n’è poco e di clienti ancora meno. «Non è una questione di prezzi», spiega Salvatore Di Carlo, dalla pescheria di via del Circuito, «perché alla fine sono rimasti stabili. È proprio che c’è poca gente in giro e il pesce è poco. Ma noi abbiamo tre punti vendita, siamo stati già chiusi nei giorni scorsi e non possiamo chiudere ancora». A confermarlo è Aldo La Selva titolare della ditta che commercializza all’ingrosso pesce azzurro e bianco: «Per quello che ci risulta, in base ai nostri clienti, diciamo che sono chiuse un 50-60 per cento delle pescherie, ma la settimana prossima riapriranno tutte. Diciamo che con la chiusura del porto hanno approfittato per chiudere anche loro». Ma se il porto di Pescara è chiuso e i pescherecci locali non possono andare in mare, da dove arriva il pesce in vendita da noi? Risponde ancora La Selva: «Stiamo lavorando con le barche di Civitanova, di Ortona, di Giulianova e San Benedetto, non ci sono stati aumenti sostanziali, anche se di pesce ce n’è poco. Più o meno è scarso un po’ dappertutto perché con il cattivo tempo le barche sono sempre meno. Invariato, invece, il pesce che arriva dall’estero. Parliamo di spigole e orate che arrivano da Croazia e Grecia, seppie e calamari dalla Francia, o del filetto di pesce spada e del salmone».

La conferma arriva da un’altra commerciante, Zaira Papponetti, dell’omonima pescheria: «I prezzi beneo male sono rimasti standard, sono aumentate le alici, questo sì: una cassa è passata a costarmi da venti a quaranta euro. Perché ce n’è poco. Ma in generale scarseggia tutto il pesce nostro, i merluzzi, le triglie, quello che c’è arriva da fuori, da Giulianova, San Benedetto, Ortona. Ma è anche vero che in questo periodo sono pochi a comprare».

La situazione dovrebbe migliorare sensibilmente già dalla fine della prossima settimana quando, dragaggio permettendo, i pescherecci pescaresi potranno tornare in mare. Dopo l’ordinanza di chiusura del porto da parte della Capitaneria per l’insabbiamento dei fondali causati dalle violente mareggiate dei giorni scorsi, ieri sono stati affidati i lavori per il minidragaggio che dovrebbe iniziare, tempo permettendo, dall’inizio della prossima settimana. E come riferiscono dalla Capitaneria di porto, il primo intervento sarà quello di creare un varco, una canaletta nei fondali per consentire subito ai pescherecci di andare in mare. E questo nel giro di pochi giorni dall’inizio dei lavori. Nel frattempo anche i ristoranti di pesce hanno ridotto l’acquisto della materia prima, come afferma ancora La Selva: «Stanno prendendo poca roba perché il pesce scarseggia ma soprattutto perché è la gente che con questo tempo non si muove più di tanto». Ma i palati più ricercati, gli appassionati del crudo, possono stare tranquilli: «Il crudo c’è sempre», sottolinea La Selva, «lo prendiamo dalle barche di Civitanova e dagli altri posti più vicini».

©RIPRODUZIONE RISERVATA