dopo la chiusura

Pescara, il sansificio licenzia altri undici dipendenti

Il titolare: «Sono obbligato, ma pronto a riassumere. C’è un nuovo filtro ed entro maggio smetteremo di produrre fumi»

PESCARA. «Sono stato costretto a licenziare 14 dipendenti, ma sono pronto a riassumerli tutti, e subito, se mi fanno lavorare in pace». E' lo sfogo di Cristian Schiavone, 31 anni, uno dei due titolari (l'altro è il fratello Alessio) della Schiavone Biocalore, il sansificio, ubicato tra via Fiora e Strada Vicinale Torretta, da mesi al centro delle polemiche sull'emissione di fumi e presunto inquinamento ambientale.

L'imprenditore conferma le voci sull'utilizzo di «un nuovo procedimento biofiltrante, che ha lo scopo di abbattere gli odori sgradevoli della lavorazione» e risponde alle polemiche assicurando che «tra la fine di maggio e gli inizi di giugno, l'azienda smetterà di produrre fumi perché si concluderà il processo di manipolazione della sansa accumulata dopo la molitura delle olive dell'inverno scorso».

Un’odissea, per gli Schiavone, originari di Collecorvino, cominciata il 15 gennaio scorso quando l'attività dell'azienda era stata bloccata a causa del superamento dei parametri del monossido di carbonio. Da quel momento l'impresa ha subito una serie di stop and go (compresa l'ordinanza del sindaco dello scorso 2 aprile che imponeva di «sospendere immediatamente qualsiasi attività lavorativa collegata alla produzione di emissione di fumi molesti nell'aria») che hanno causato, a detta dell'imprenditore, «licenziamenti, perdite ingenti di denaro, impossibilità temporanea a pagare i frantoiani, fornitori di sansa. Siamo sull'orlo del fallimento. Stiamo cercando di andare avanti senza dare troppo fastidio, ma ci ritroviamo puntualmente al centro delle polemiche. Ce la caviamo solo perché siamo un'azienda familiare solida di commercializzazione di prodotti per riscaldamento (pellet, nocciolino), fondata da mio padre Massimo. Abbiamo clienti in Piemonte, Sardegna, Emilia Romagna, Marche. Ho dovuto mandare a casa prima tre e poi altri 11, in totale 14, dei 20 dipendenti che coprono tre turni. Ora sono rimasto con 6 persone e sto lavorando di notte per non dare disturbo ai residenti che protestano». Ma i residenti protestano ugualmente. Una ventina di famiglie della zona stanno avviando una raccolta di firme per chiedere lumi sui fumi del vicino sansificio. «Non vogliamo che l'azienda chiuda, che licenzi o delocalizzi», spiega un portavoce del comitato promotore della petizione, «chiediamo solo l'adeguamento del sistema di funzionamento dell'impianto».

A seguito del congelamento, da parte del Tar, dell'ordinanza sindacale, gli Schiavone hanno potuto riaprire i battenti nei giorni scorsi. Da quel momento l'attività delle canne fumarie secondarie è ripresa e con essa le contestazioni dei cittadini della zona, i quali , sostengono di aver visto, mercoledì intorno alla mezzanotte, «una lama di fuoco in cielo simile a un incendio».

E hanno allertato i vigili del fuoco. Anche Attiva, azienda che raccoglie i rifiuti in città, situata a pochi metri dal sansificio, subisce gli effetti dell'olezzo derivante dalla trasformazione della sansa, impasto essiccato di origine naturale. Il direttore generale Massimo Del Bianco dichiara che «una decina di giorni fa abbiamo inviato una segnalazione al Comune perché di notte l'aria diventa irrespirabile e l'asprezza del fumo crea difficoltà ai dipendenti che lavoravano sul piazzale durante la preparazione notturna dei mezzi». In conseguenza di ciò Attiva ha allertato i carabinieri, a cui si sono aggiunte pattuglie di polizia e forestale, schierate intorno al sansificio in una sola notte. Ai primi di aprile un dipendente di Attiva è finito al pronto soccorso a causa di un malore e il medico di turno, che opera nell'azienda, aveva comunicato l'emergenza alle autorità sanitarie.

Schiavone spiega che il «biofiltro che stiamo utilizzando, un impianto costato 100 mila euro», è frutto «di uno studio sperimentale degli ingegneri dell'Arta e le analisi che ogni giorno vengono effettuate, anche dalla Asl, stanno dando ottimi risultati e se mi lasciano in pace posso concludere entro maggio tutta la lavorazione delle scorte in giacenza (centinaia di quintali di sansa) da gennaio, che a causa di queste chiusure non ho potuto concludere, come avevo chiesto inizialmente alle autorità. Se non ci fossero stati ritardi e polemiche, oggi avremmo finito da un pezzo e non avremmo subito attacchi ingiustificati perché il nostro è un prodotto di derivazione naturale che non ha mai ucciso nessuno».

La famiglia Schiavone era cliente, anni addietro, del sansificio di Pietro Scibilia, l'imprenditore e dirigente sportivo calabrese deceduto nel 2013. L'anno successivo, nel 2014, gli Schiavone diventano proprietari della struttura che oggi licenzia: «Gli operai mi servono e e li riprenderei subito, se potessi». Cristian Schiavone convolerà a nozze domenica con una ragazza di Farindola, Lisa Delle Monache: «Questo per me doveva essere un momento bello e sereno, invece è un incubo che rischia di far saltare la nostra azienda».

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