Pescara, in carcere la prostituta con l'aids: «Non mi ha mai detto nulla» 

Nei verbali della polizia, le parole dell’ex convivente che ha ospitato per 4 mesi Iole Marafini: non aveva un posto dove dormire e voleva liberarsi dalla droga

PESCARA. «Non aveva una casa, era in mezzo alla strada e voleva liberarsi della tossicodipendenza. Io ho avuto problemi con la droga, in passato, per cui mi sono sentito coinvolto emotivamente e ho cercato di aiutarla, dandole ospitalità per 4 mesi». È questa una parte del racconto dell’uomo che ha accolto Iole Marafini nel suo appartamento, poi ha avuto una relazione con lei ma solo di recente ha scoperto che la donna è affetta da Hiv ed Epatite C per cui potrebbe averlo contagiato, anche se fino a poco fa le analisi dicevano il contrario.

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L’uomo, uscito completamente dal mondo della droga da molti anni, ha una vita regolare. E, dopo aver aperto le porte della sua abitazione alla Marafini, è entrato «in intimità» con lei. La donna, raccontandosi, si è limitata a dirgli della sua tossicodipendenza, della volontà di liberarsi della schiavitù della droga e dei problemi con la giustizia, visto che più volte è stata denunciata per i furti messi a segno nei reparti dell’ospedale. I sospetti sono nati quando la polizia ha diffuso la notizia dell’esistenza di una prostituta malata (di cui non ha svelato l’identità) e ha chiesto ai clienti di farsi avanti, in questura, per capire se esistessero delle responsabilità della donna sulla possibile trasmissione della malattia.
L’uomo si è cominciato a chiedere e a chiederle se fosse lei quella prostituta misteriosa, fino a quando ha deciso di parlare direttamente con gli agenti che hanno indagato sul conto della Marafini, che lavorava nella zona della stazione, in via Ferrari e in via Gran Sasso, senza sfruttatori e forse per procurarsi i soldi per la droga. La polizia l’ha più volte identificata in strada, nel corso dei controlli notturni e, dalle intercettazioni telefoniche a carico di alcuni gruppi di sfruttatori, ha scoperto che la sua presenza dava fastidio ai concorrenti al punto che una “lucciola” è stata incaricata dal “responsabile” di allontanare la Marafini dall’area che occupava.
Quando ha capito di correre un pericolo non indifferente, il convivente della Marafini ha deciso di vuotare il sacco con la polizia. E ha spiegato di aver avuto una lunga serie di rapporti sessuali con la donna, diversi dei quali non protetti, proprio perché non sembravano esserci pericoli di trasmissione di malattie infettive. Non si è mai «preoccupato» anche perché la questione era stata affrontata esplicitamente tra loro. L’uomo ha detto di aver confidato alla Marafini di essersi sottoposto ad una serie di esami, alla luce del passato da tossicodipendente. E i risultati erano tutti negativi. Marafini avrebbe negato, da parte sua, di essere malata, senza fare alcun cenno ai problemi di salute e al pericolo concretissimo di contagio. La relazione è andata avanti per alcuni mesi e l’uomo, dopo aver capito di essere a rischio, ha deciso di sottoporsi di nuovo agli esami.
Anche un’altra persona ha vissuto nel terrore, per colpa della Marafini, ed è un agente della polizia che nei mesi scorsi l’ha sottoposta a perquisizione. Svuotando la sua borsa si è punto. L’allarme, per lui, è rientrato quando ha letto l’esito degli accertamenti, che escludono l’avvenuto contagio. (f.bu.)
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