Pescara, in città più tumori della media regionale

L'esperto: «Tra le cause, inquinamento ambientale e cattivo stile di vita»

PESCARA. Inquinamento ambientale, stile di vita, infezioni croniche e condizioni lavorative. Sono questi i principali responsabili dell'aumento dei tumori. Pescara è in linea con la media nazionale, ma supera del 15-20 per cento quella regionale, ben più bassa. Attraverso l'analisi della mortalità sul lungo periodo, si è giunti a dati precisi. A Pescara, dal 1991 al 2001, le donne decedute a causa di un tumore sono state 1.474, le morti attese (quelle che si prevedeva avvenissero stando alla media regionale) dovevano essere 1.276. Il dato reale mostra un'incidenza del 15 per cento in più. Lo stesso vale per gli uomini, sempre nel decennio preso in considerazione: 2.116 sono quelli deceduti, 1.761 le morti attese. In questo caso l'aumento sulla media regionale è del 20 per cento circa.

«L'Abruzzo è ancora classificato fra le 4-5 regioni meridionali a più bassa incidenza di tumori e mortalità, ma le medie abruzzesi sono il risultato delle specifiche frequenze geografiche, che classificano i territori d'Abruzzo in basso, medio e alto rischio di incidenza e mortalità. Pescara è territorio ad alto rischio», spiega Felice Vitullo, responsabile del progetto Epidemiologia e valutazione d'impatto sulla salute, dell'Agenzia sanitaria regionale e del centro di ricerca Mario Negri Sud. Lo studio epidemiologico ha utilizzato i dati regionali disponibili per analizzare, in un periodo di trent'anni, le frequenze comunali e territoriali di tumori, linfomi e leucemie. «Eccessi significativi di frequenza tumorale sono stati registrati nei territori costieri e interni del Pescarese», afferma Vitullo, «e poi nel Teramano e nell'Aquilano, con relativi minori rischi nel Chietino e nell'Abruzzo meridionale».

Informazioni importanti che danno la possibilità di studiare il territorio e capire quanto la cattiva qualità dell'aria, le emissioni di industrie, centrali di produzione di energia e traffico veicolare, possano incidere sulla salute delle persone. «Dobbiamo studiare a livello locale», dice l'esperto, «il rapporto tra la frequenza delle malattie e i fattori di rischio ambientale. Il destino non è sempre casuale, ma può essere determinato dalle scelte di altre persone». Il lavoro portato a termine con professionalità e dedizione, ora deve trovare applicazione pratica. «È ovvio che gli studi vengono fatti per essere applicati oppure non servono. Ma cosa fanno le istituzioni?», chiede il responsabile dell'importante progetto.

Per approfondire i fattori di rischio nei territori e garantire così una migliore prevenzione, molte cose si possono infatti già fare. Sono necessari pochi ma essenziali investimenti istituzionali: controllo epidemiologico di qualità dei dati regionali, attivazione dei registri di mortalità e tumori, formazione del personale, comunicazione dei rischi e dei benefici alle comunità locali. «Si tratta di una serie di attività», afferma Vitullo, «che vanno fatte per rispetto nei confronti dei cittadini, e poi perché non si può non pensare ai più piccoli. Nel loro futuro non sappiamo che cosa ci sia, quello che è certo è che in Abruzzo e a grandi linee nel resto d'Italia, i tumori pediatrici e adolescenziali sono circa il 25 per cento in più degli altri Paesi europei». L'aumento è del 2 per cento ogni anno, una frequenza in crescita, anche se fortunatamente i bambini e gli adolescenti che si ammalano sopravvivono di più grazie alle cure all'avanguardia.

Ma non basta. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, «ad ogni aumento del 10 per cento di polveri sottili nell'aria, corrisponde una crescita diretta del 2 per cento di morti premature». Un dato che non può e non deve lasciare impassibili le istituzioni. A lanciare l'allarme è anche il Wwf: «I più a rischio a causa della cattiva qualità dell'aria che respiriamo, sono proprio i bambini». L'associazione ha richiamato l'attenzione del Comune di Pescara, guidata da Luigi Albore Mascia, ad intervenire per sanare la situazione. Il sindaco infatti, è la prima autorità sanitaria responsabile. Un altro dato di rilievo su Pescara, emerge dalla Relazione sullo stato di salute e sull'assistenza sanitaria 2010, da un paio di settimane disponibile sul sito dell'Agenzia regionale sanitaria. Il capoluogo adriatico è, tra le province, quello in cui ci si ricovera di più. Il trend di ospedalizzazione è superiore a Chieti, L'Aquila e Teramo sia per i tumori che per le malattie dell'apparato respiratorio e di quello digerente.

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