Pescara, inchiesta dragaggio: in 32 rischiano il processo

Chiusa all'Aquila l’indagine sull’appalto per i lavori al porto. Resta l’accusa di falso per il presidente della Provincia Testa

L’AQUILA. Corruzione, truffa, traffico illecito di rifiuti, falso, turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, scarico di metalli pesanti in mare. Questi i reati contestati, a vario titolo, a 32 indagati, dalla Procura distrettuale antimafia dell’Aquila, nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto cosiddetto «pilotato» per il dragaggio del porto di Pescara. I sostituti procuratori Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli hanno chiuso le indagini preliminari e sono partite le notifiche agli indagati, i quali hanno venti giorni di tempo, ricevuto l’atto, per presentare memorie, produrre documenti, depositare investigazioni difensive, chiedere al pm il compimento di atti d’indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni oppure farsi interrogare. Un’indagine condotta in sinergia dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Pescara coordinati dal capitano Fiorindo Basilico e dalla Guardia di Finanza guidata dal colonnello Mauro Odorisio che nel marzo scorso ha portato all’emissione di misure cautelari (ai domiciliari) nei confronti di due degli indagati, Angelo Bellafronte Taraborrelli, ex dirigente ai Comuni di Pescara e Montesilvano e supporto al responsabile unico del procedimento per l’appalto del dragaggio, e Giuseppe Biscontin, l’aiutante della società «La Dragaggi srl» che secondo l’accusa è stata favorita nella gara d’appalto per il terzo lotto.

LE ACCUSE. Per il dragaggio rischia il processo anche il presidente della Provincia Guerino Testa (Pdl), indagato per falsità ideologica in atto pubblico – nella sua qualità di commissario delegato per la realizzazione in termini di somma urgenza degli interventi nell’area del porto di Pescara e presidente dell’autorità di gara – insieme al responsabile unico del procedimento Emanuele Ucci e al supporto al responsabile unico del procedimento Angelo Bellafronte Taraborrelli. Falso commesso dai privati contestato ad Andrea Nuccitelli e Cristian Ventura. I pm ipotizzano la corruzione a carico degli imprenditori Luca Nicolaj (legale rappresentante dell’aggiudicataria Nicolaj srl), Galileo Nicolaj (responsabile tecnico) e Luigi Minenza, progettista e responsabile unico del procedimento per il dragaggio, primo e secondo lotto, per conto del Provveditorato opere pubbliche. Quest’ultimo, per l’accusa, ha ricevuto, scrivono i pm, «una “mazzetta” dell’importo di duemila euro, somma consegnata nell’ambito dei lavori per ottenere un positivo interessamento di Minenza e il sostanziale asservimento della funzione pubblica di controllo da esso esercitata agli interessi economici della ditta Nicolaj e l’adozione di atti a essa ditta favorevoli, anche in contrasto con i doveri d’ufficio del pubblico funzionario». I Nicolaj sono anche accusati di traffico illecito e gestione non autorizzata di rifiuti; falso ideologico in atto pubblico, falsità in registri e notificazioni; truffa e frode nelle pubbliche forniture. Alla Nicolaj srl viene contestata anche la responsabilità amministrativa per i reati penali, per aver tratto interesse e vantaggio dalla truffa in danno dello Stato. Per turbata libertà degli incanti sono indagati, con Taraborrelli, Luciano Boscolo «Cucco», Giuseppe Biscontin, Francesco Gregolin, Marcello Rossi, Paolo Del Pistoia, Umberto Cicuttin, Franco Bresciani, Antonella Bean, Roberto Boscolo «Anzoletti», Carlo Amato, Diego Paltrinieri, Walter Malvolti, Dante Boscolo «Contadin», rappresentanti di società aderenti alla gara.

METALLI IN MARE. Per Francesco Paolo Pesce (responsabile di cantiere della ditta belga Dec-Nv) e Davide Mosca (tecnico addetto) i pm sostengono l’accusa di scarico in mare di acque reflue industriali (derivanti dall’impianto di trattamento-lavaggio dei fanghi del dragaggio) e frode processuale. Le sostanze incriminate riportate nell’atto di chiusura delle indagini preliminari sono solidi sospesi, Bod5, Cod, azoto ammoniacale, alluminio, arsenico, bario, boro cadmil, cromo, ferro, manganese, mercurio, nichel, piombo, rame, zinco. Il traffico illecito e la gestione non autorizzata di rifiuti vengono contestati complessivamente ad altri undici indagati.

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